Ottaviani illustra alla Camera l’attuazione del Pnrr
Il dibattito sul Pnrr è in fase di svolgimento in Parlamento e l’onorevole Nicola Ottaviani (Lega), segretario della commissione Bilancio della Camera dei Deputati, è stato relatore in aula per la maggioranza di centrodestra.
“E’ opportuno ricordare – ha detto Ottaviani in apertura di intervento per puntualizzare alcune situazioni – che solo 69 dei 191 miliardi sono a fondo perduto, ma il fatto che siano a fondo perduto non significa, soprattutto, che non debbano essere rendicontati a Bruxelles. Per non parlare dei 121 miliardi che invece sono a debito: significa 121 miliardi che, comunque, devono essere restituiti, seppur a rate, ma con interessi vicini ai 15mld. Cosa vuol dire applicare, in concreto, questi schemi alle famiglie italiane? In altri termini, chi farebbe mai un mutuo, anzi, un finanziamento o un leasing per comprare un’autovettura inservibile, lasciandola in garage, che, pur non essendo utilizzata, però implichi la restituzione delle somme alla società finanziaria, con tanto di interessi bancari? Questo è il problema attorno al quale il Ministro Fitto e il Governo di centrodestra si stanno concentrando, cercando di arrivare ad una soluzione, con un approccio concreto e prudente”.
“Quello che spesso si dimentica e che le minoranze hanno sottaciuto – ha proseguito Ottaviani – è che non si possono amministrare questi investimenti senza riforme. La cecità dell’approccio del Governo Conte, quando andò a strombazzare la concessione di quei fondi, ruota attorno al fatto che non venne espresso alcuno sforzo per quelle che, già nell’agosto 2021, dovevano essere le riforme strutturali del Paese. Ci stiamo riferendo alle norme sui contratti pubblici, alla scuola, alla giustizia e al mondo del lavoro. Rendere elastico questo Paese significava renderlo adeguato e, soprattutto, riuscire a metterlo on time – perché è questo, poi, il tema fondamentale – rispetto alla velocità degli altri Paesi europei”.
“Ciò che stiamo denunciando e rappresentando – ha proseguito Ottaviani – non proviene da un convinto assertore del centrodestra, ma, è stato evidenziato anche dalla Gabanelli sul Corriere della Sera, candidata al Quirinale proprio dal 5S nel 2013, e dalla Corte dei Conti. L’esempio plastico è il progetto della forestazione urbana da 330 milioni di euro. Nel maggio 2022 – e di certo non c’era il Presidente Meloni al Governo – il Ministero dell’Ambiente diramava una nota assimilando sostanzialmente la piantumazione degli alberi alla piantumazione dei semi. Quindi, secondo il precedente Governo, al 31 dicembre 2022, sarebbero state piantumate ben più delle 1.650.000 unità, previste, arrivando a 2.100.000 pezzi. Il problema è che non si trattava di alberi, ma di semi e la Corte dei conti, che non è organo politico ma di controllo, deputato a verificare come vengono amministrati quei soldi, ha rilevato che emergono dubbi e perplessità sulla possibilità di assimilare i semi agli alberi”.
“Allora, che cosa avrebbe detto in questi giorni di così scandaloso il Ministro Fitto? Che cosa avrebbe detto il Governo? Nulla di diverso rispetto alle impostazioni che si stanno portando avanti in questo momento da parte di organi terzi, organi imparziali, preoccupati in ordine ad un aspetto che si sta saltando a piè pari, che non è quello del mero investimento, ma è quello della successiva rendicontazione. Qualcuno, infatti, in Europa, ci chiederà conto su come abbiamo interpretato, in modo assolutamente disinvolto, alcune norme del PNRR e, soprattutto, alcuni obblighi che abbiamo assunto”.
Il Ministro ha Fitto, con lucidità, ha evidenziato che “Non si vuole fare da scaricabarile verso i Governi del passato, ma non si può neppure subire il contrario”. Questo è il fulcro, è l’elemento essenziale della moderazione, dell’approccio di Governo, di chi vuole risolvere il problema e non strillare da un balcone accusando gli altri o incensandosi di traguardi che ancora non sono stati raggiunti. Stiamo affrontando subito, con vigore, quelle criticità che potrebbero manifestarsi tardivamente solo nel giugno del 2026. Questo è l’approccio del buon padre di famiglia e di chi cerca di prevenire la catastrofe prima che un ennesimo pronunciamento da parte della Corte dei conti o di altri organi terzi – quindi, non organi politici – ci possa dire che non abbiamo fatto le cose per bene, subendo sanzioni da parte dell’Europa.
“Volendo, in qualche modo, parafrasare quello che mi sembra sia uno slogan in voga nel corso degli ultimi giorni, anzi delle ultime settimane – quando un leader dell’opposizione ha detto: “Non ci hanno visto arrivare” – posso dire che Governo e maggioranza, contrariamente a quell’assunto, vogliono vedere l’Italia arrivare. Arrivare puntuale, al traguardo del 2026. Questo è l’approccio con cui il Governo e la maggioranza stanno dando attuazione al PNRR. Soprattutto, vogliono e vogliamo essere on time nel giugno 2026, quando non ci saranno prove d’appello o giudici del gravame, perché, a quel punto, o hai prodotto, hai rendicontato e hai effettuato una buona attività o, addirittura, subirai la sanzione per aver male amministrato. In questo si sostanzia il nostro impegno sulle riforme e sui correttivi alla macchina amministrativa, oltre che nella mentalità effettivamente europeista” ha concluso Ottaviani.