Un calcio alla droga, don Coluccia e il dottor Pignataro incontrano gli studenti dell’alberghiero di Fiuggi
Il dottor Pignataro, dirigente generale della pubblica sicurezza, esperto presso la presidenza del Consiglio – dipartimento politiche antidroga – e Don Antonio Coluccia, il sacerdote balzato alle cronache nazionali per la sua lotta alle organizzazioni criminali che spacciano droga nella zona di San Basilio a Roma e oggi sotto scorta per le minacce di morte ricevute dai clan. Due uomini che da prospettive diverse lottano quotidianamente contro le dipendenze. Entrambi non hanno voluto mancare all’incontro dibattito di questa mattina su “i danni della droga” organizzato dal preside Cozzolino dell’istituto alberghiero di Fiuggi, dal commissariato della città termale guidato dal vice questore aggiunto Sergio Vassalli e dal Comune di Fiuggi rappresentato dal consigliere comunale Gianluca Ludovici.
Il salone delle feste dello storico edificio scolastico colmo di studenti, nonostante sia il penultimo giorno di scuola, “è la dimostrazione che su alcuni temi centrali della vita dei nostri ragazzi – ha spiegato il preside Cozzolino – l’attenzione della nostra organizzazione scolastica è certamente massima!”.
Il dottor Antonio Pignataro ha voluto mettere in guardia gli alunni “sui danni che la droga provoca alla mente e al corpo”, proiettando delle slide di alcuni personaggi famosi nel mondo dello spettacolo pentiti per l’uso prolungato delle droghe. “Non è vero che la cannabis non provoca dipendenza – ha sottolineato Pignataro – le statistiche ci dicono che il 98% dei tossicodipendenti ha iniziato con una canna. C’è bisogno di informazione e di comunicazione perché i danni della droga condizionano le vostre vite per sempre! È nostro dovere fare prevenzione e queste iniziative devono aiutare i nostri giovani a non essere vittime delle droghe che portano soltanto morte e sofferenza”.
Don Antonio Coluccia ha parlato della sua opera instancabile a San Basilio, degli atti intimidatori, delle minacce. Un calvario quotidiano: “Non mi sono voltato dall’altra parte quando ho visto la morte negli occhi dei nostri ragazzi. Neanche quando da uomo di Dio e da uomo libero avrebbero voluto farmi tacere.
Non possiamo permettere che organizzazioni criminali continuano ad arricchirsi a discapito della vita dei giovani: la nostra esistenza è sacra e non può essere merce usata da qualcuno per arricchirsi e per alimentare gli affari sporchi dei clan”.