Affitti a Frosinone. Tarquini: “Quasi 700 euro il canone medio di locazione in città”
Scende a 690 il costo medio mensile per affittare un appartamento in città, cifra che a fine anno supera gli 8mila euro e che incide sul bilancio delle famiglie per il 25,6 per cento. Ad aggiornare i costi delle locazioni nel mercato immobiliare italiano ha provveduto lo studio del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil. L’approfondimento ha infatti sviluppato i valori medi degli affitti – basandosi sui dati dell’Agenzia delle Entrate – per un appartamento di 100 metri quadrati in una zona semicentrale delle città capoluogo di provincia.
Spulciando tra i numeri che riguardano la nostra città, registriamo una lieve diminuzione degli affitti con un risparmio di 30 euro rispetto al 2021, quando il canone di locazione mensile era stato invece di 720 euro.
“Una lieve frenata – commenta Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – che però non deve trarre in inganno, perché al di là di questo lieve calo riscontrato, la nostra città è seconda nel Lazio per costi di locazione. Dopo Roma che vanta una spesa annuale da capogiro e che supera i 18mila euro, troviamo Frosinone con 8280 euro, poi Latina con 7680. Più staccate Viterbo e Rieti, i cui canoni annuali sono rispettivamente di 7200 e 5520 euro”.
Gli affitti variano di città in città e di area geografica in area geografica. E così dallo studio Uil scopriamo che Milano è la città più cara con un affitto mensile di 1570 euro, mentre Caltanissetta è quella più economica, con 220 euro al mese di affitto. E poi ancora: cifre simili a quelle sborsate dai cittadini di Frosinone le ritroviamo a Ravenna, Massa e Brescia, dove le famiglie per l’affitto mensile mettono sul piatto 680 euro al mese.
“Affittare un appartamento a Frosinone – conclude la Segretaria Uil – non è una possibilità per tutti, specie per le giovani coppie che vorrebbero costruirsi un futuro. Basti pensare ai contratti attivati lo scorso anno in Ciociaria: su 32.858 nuovi posti di lavoro soltanto uno su 4 è stato a tempo indeterminato o di apprendistato. Mentre 24.678 attivazioni sono state forme atipiche, vale a dire a termine, in somministrazione, stagionali o intermittenti. Se poi aggiungiamo anche i rincari delle fonti energetiche, dei generi alimentari, del carburante, è chiaro che salari e pensioni vengono erose sempre di più impoverendo migliaia di famiglie. E se crescono disparità si accentuano le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità di sviluppo”.