Zes, la Lega chiede un consiglio provinciale congiunto tra Frosinone e Latina

“Chiediamo la convocazione di un consiglio provinciale straordinario per allargare alla provincia di Frosinone e a quella di Latina i benefici della Zona economia speciale istituita con il Decreto Sud. E proprio per dare più forza alla richiesta da inoltrare al Governo sarebbe opportuno svolgere la seduta congiuntamente con Latina”.

Lo dichiarano i consiglieri provinciali della Lega Andrea Amata e Alessandro Pizzuti che in data odierna hanno presentato una specifica richiesta al presidente Luca Di Stefano e al segretario generale Daniela Urtesi.

“E’ fondamentale fare presto e farlo in maniera tale da fare sentire la voce delle istituzioni locali. La Zes può essere un’occasione anche per il Basso Lazio, perché prevede che all’interno di tale area le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. In sostanza la Zes prevede che per l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno si possa contare su condizioni di favore in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d’impresa. Di contro, esserne esclusi, essendo un territorio a confine con la Zes significa penalizzare un contesto economico e imprenditoriale già depresso”.

“Abbiamo inoltrato la richiesta al presidente Di Stefano – concludono i due esponenti della Lega – per impegnare il Presidente della Provincia di Frosinone, una volta deliberato in sede consiliare, ad attivarsi, di concerto con i parlamentari del territorio e la Regione Lazio, per verificare la possibilità di emendare il Decreto Sud, al fine di estendere questa importante misura di sviluppo anche ai territori cuscinetto i cui indicatori economici appaiano negativi e, per ciò stesso, rivelatori della ineludibile necessità di adottare azioni e provvedimenti che sostengano fattivamente la crescita”.

“C’è bisogno dell’intervento di tutti gli attori territoriali, perché ormai è chiaro il pericolo che corre il nostro già fragile sistema produttivo”.