Reno De Medici: “interpello” al ministro dell’Ambiente per decidere sul futuro dell’azienda e dei lavoratori
Per la “Reno De Medici” di Villa Santa Lucia si avvicina sempre di più il momento della verità. Tutte le parti interessate – sindacati, politica, amministratori comunali, forze sociali – sono al lavoro da tempo per evitare un secondo “caso Catalent” e per far sì, quindi, che la “De Medici” non chiuda lasciando senza lavoro centinaia di famiglie.
In tale ottica questa mattina in Regione Lazio si è svolta un’altra riunione del “Tavolo tecnico” aperto per far fronte alla delicata vertenza. Alla fine le parti intervenute hanno deciso di rivolgere una sorta di “interrogazione” direttamente al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per definire la vicenda e, come detto, per scongiurare la chiusura della cartiera ed il licenziamento di tutti i suoi 163 dipendenti, che ormai da mesi vivono in uno stato di perenne ansia per le sorti del proprio posto di lavoro. Toccherà quindi al ministero dare una risposta definitiva a questo “interpello” (come si chiama in gergo tecnico).
Alla base della decisione di chiudere c’è l’interpretazione della norma sugli scarichi industriali. La questione nasce da un’inchiesta della procura di Cassino sul funzionamento del depuratore del Consorzio Industriale sul quale confluiscono gli scarichi delle fabbriche di zona compresa la RdM. L’azienda ha effettuato lavori di adeguamento ai suoi impianti ed il tribunale ha autorizzato la ripresa della produzione, imponendo però una serie di prescrizioni tra cui lo smaltimento di tutti i fanghi.
RdM dal canto suo ritiene che i “fanghi primari” (la parte di superficie) non vada smaltita poiché viene riutilizzata nel ciclo di produzione del cartoncino in quanto ricca di fibre. Ma l’Autorizzazione Ambientale rilasciata la scorsa settimana si allinea all’interpretazione del tribunale. Nella mattinata, come dicevamo prima, in Regione Lazio c’è stato un “tavolo tecnico” con il vice presidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, il presidente di Assocarta, l’amministratore delegato ed i vertici aziendali della Reno de Medici e le sigle sindacali. Si è convenuto che per superare la situazione sia necessario procedere con un “interpello” al ministero per chiarire in maniera definitiva se i “fanghi primari” siano un rifiuto o una “materia da riciclo”. Una questione che avrà conseguenze anche per tutte le cartiere italiane che utilizzano lo stesso processo produttivo.
Daniele Maura: posti di lavoro da salvare
Sul tema e sulla riunione di questa mattina poco fa è intervenuto il vice capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Daniele Maura, che ha dichiarato: “In un periodo di forte crisi la promessa fatta ai dipendenti della Reno De Medici è stata mantenuta: la Regione ha rilasciato l’autorizzazione AIA che permette all’azienda di riprendere il ciclo produttivo, recuperando i materiali di scarto rimettendoli in produzione. Nel tavolo di oggi abbiamo compiuto un ulteriore passo in avanti, per chiarire definitivamente la classificazione dei ‘fanghi primari’: la Regione, l’azienda e le parti sociali in maniera congiunta chiederanno al ministero di interpretare la legge e fornire una risposta certa e definitiva.
Noi – ha concluso Daniele Maura – quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto e l’azienda già da domani potrebbe riaprire. Dopo l’intervento del Ministero, qualora servissero correzioni siamo a disposizione, la nostra priorità è salvare i posti di lavoro”.