Sparatoria Frosinone, lo zio di Thomas Bricca: “Il rischio è di abituarsi alla mattanza. Colpiti tutti i nostri ragazzi”
L’eco della sparatoria verificatasi sabato sera a Frosinone nella centralissima via Aldo Moro è ancora viva e ben impressa nelle coscienze e nell’animo di tutti. Un fatto sconcertante che ha provocato la morte di un 27enne albanese, colpito a bruciapelo con un colpo di pistola da un 23enne della stessa nazionalità residente al Casermone di Frosinone, e il ferimento di altri tre giovani albanesi, presumibilmente in uno scontro fra gruppi rivali in lite, a quanto pare, per il controllo del mercato della droga. Il killer, ormai braccato dalle forze dell’ordine, si è costituito poche ore dopo l’accaduto mentre ora si indaga su movente, possibili altri complici, eventuale premeditazione e tutto ciò che può comportare un fattaccio del genere.
Un tema scottante sul quale da giorni si dibatte sui social, sui mass media, locali e nazionali, in ogni angolo della città e della provincia e sul quale è intervenuto anche Lorenzo Sabellico, lo zio di Thomas Bricca, il 19enne di Alatri ucciso in pieno centro storico, il 30 gennaio 2023, per un tragico scambio di persona e per la cui morte sono stati arrestati e sono sotto processo Roberto e Mattia Toson, anche loro di Alatri, padre e figlio.
Lorenzo Sabellico da quel giorno si è reso protagonista di una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare la popolazione, le istituzioni, le famiglie, i giovani, sui temi del disagio giovanile, sulle iniziative da prendere per tutelare i ragazzi, sulle domande da porsi per non arrivare ai sempre più ricorrenti fatti di sangue che da alcuni anni funestano la provincia.
Ora Lorenzo è intervenuto anche su quanto accaduto a Frosinone. E lo ha fatto con un post molto duro e diretto pubblicato sul suo profilo Facebook. Una nota che inizia con una domanda inquietante: “Vi state abituando alla mattanza…?”. Eh già, Sabellico, com’è nel suo carattere, scrive ciò che tanti hanno ugualmente pensato. E il rischio è proprio questo: che piano piano ci si abitui a tutto ciò. Lo ha denunciato, l’altro giorno, anche il vescovo diocesano Ambrogio Spreafico affermando che la sensazione, rispetto alla sparatoria di sabato sera e ad altri fatti simili, è che la gente si comporti “come se riguardasse altri”.
Il post di Lorenzo Sabellico poi prosegue: “Beh! Mi colpiva una cosa nei vostri discorsi – scrive rivolgendosi a tutti coloro, decine di migliaia di persone che da sabato sera ininterrottamente commentato sui social il tragico episodio – mi hanno colpito le frasi del tipo: ‘Ci poteva essere mio figlio lì…’ oppure: ‘Mio figlio è spesso lì…’. Dai, tranquilli – commenta Lorenzo – fortunatamente loro questa volta non c’erano! Ma siete proprio sicuri che i nostri ragazzi siano scampati a quei proiettili? C’è una sequenza macabra che dovreste invece prendere bene in considerazione e che io, se fossi in voi, non sottovaluterei! Ogni proiettile che l’altra sera è stato esploso e che sembra aver mancato il bersaglio, in verità ha colpito in pieno volto i nostri figli, uccidendo la loro dignità, sfigurando la loro bellezza, limitandone drasticamente la libertà, costringendoli al ripiegamento in copertura… un ripiegamento che annichilisce, opprime, deturpa…
Fortunatamente è successo a loro (delinquenti) e prima ancora a Thomas (sfortunato), anche questa volta vi ha detto bene. Allora – conclude Lorenzo – chiediamoci nuovamente: “Io dove sono? Cosa posso fare per evitare che tutto ciò accada di nuovo? Come posso fare per migliorare le cose?”.
Già: cosa si può fare per fermare questa tragica mattanza? Quella mattanza alla quale, è la forte denuncia dello zio di Thomas Bricca, sembra ci si stia abituando. Basta che non riguarda direttamente noi, anche se poi, in realtà, non è così: perché questi fatti colpiscono e riguardano tutti.