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Il lavoro insicuro in Ciociaria. Tarquini (Uil): “Cresce il lavoro atipico”

Nel 2023 in Ciociaria sono state registrate 43900 attivazioni contrattuali. Soltanto 10300 sono state stabili (a tempo indeterminato o apprendistato), le altre 33600 sono state a termine, stagionali, in somministrazione o intermittente. Il quadro emerge dall’analisi dei dati di flusso dell’Inps, elaborati dall’Istituto di ricerca Eures e dalla Uil del Lazio nell’ambito dell’Osservatorio regionale sul precariato. 

“Scendendo nel dettaglio – dice Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – la nostra provincia si posiziona seconda per contratti in somministrazione attivati (7200). Prima in questa speciale classifica è Roma con oltre 72mila attivazioni, terza Latina con 5300 contratti. Scendiamo invece al terzo dopo, sempre dopo le queste due città, per contratti a termine con 24100 attivazioni, mentre la Capitale ne ha contate oltre 500mila e il territorio pontino oltre 32mila”.

Sintetizzando sono tutti numeri che tradotti in percentuale rilasciano questa istantanea per la Ciociaria: il 23,4 per cento ha riguardato attivazioni di contratti stabili, il 76,6 per cento invece forme di lavoro atipiche.

“Combattere la precarietà e queste regole che non assicurano un futuro a tante, troppe persone è una priorità – commenta la segretaria – Non a caso la Uil con il nostro Segretario generale Pierpaolo Bombardieri è impegnata ogni giorno per restituire dignità finora negata”.

Lavoro di qualità, stabile e sicuro. Serve questo nel terzo millennio. Anche sul fronte della sicurezza sul lavoro c’è molto da fare. I dati Inail del primo trimestre 2024 parlano chiaro: sono state 500 le denunce di infortunio sul lavoro in Ciociaria, in lieve calo rispetto al primo trimestre dello scorso anno quando le segnalazioni erano state 534. Per quanto concerne le malattie di origine professionali da gennaio a marzo 2024 sono state 281, 51 in meno rispetto al primo trimestre dello scorso anno, quando il contatore si era fermato a 332.

“Sono numeri – conclude Tarquini – che nonostante impercettibili flessioni sul trimestre testimoniano quanto sia necessario lavorare affinché la salute e la sicurezza sul lavoro sia garantita. Servono più ispettori, più ispezioni e più investimenti. Diciamo no agli appalti a cascata e alle gare al massimo ribasso”.