Fiat di Cassino Story, mezzo secolo e poi? (Quarta Parte)
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La fase del reclutamento del personale per lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano fu un capitolo che riempì per mesi le cronache del tempo. Giulio Andreotti aveva una visione molto più moderna e positiva degli effetti che la grande fabbrica avrebbe potuto avere sul territorio delle derivazioni del suo partito in provincia. Gli esponenti della Democrazia Cristiana di Frosinone e provincia (ma anche di altri partiti vicini alla DC a destra e a sinistra dell’epoca) furono spesso accusati di “clientelismo” per le assunzioni alla Fiat ma anche nelle aziende del ricco indotto che si andava formando.
Andreotti e la visione positiva
Non solo miglioramento delle condizioni economiche ma anche di quelle sociali specialmente nei piccoli centri del circondario del grande stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano. In diversi dei documenti dell’archivio di Giulio Andreotti si rintraccia questa visione dello statista.
Per esempio in una lettera datata 18 maggio 1972 (l’anno di apertura della fabbrica) a firma del presidente dell’ASI, Gilberto Bernabei al direttore dell’Ufficio Reclutamento del personale della Fiat, Luigi Ficco. Nella lettera si afferma esplicitamente che: “(…) sono pervenute segnalazioni all’On. Presidente Andreotti che verrebbero ingaggiati geometri, ragionieri e altro personale del genere fuori della provincia (…). L’Onorevole mi ha incaricato di dirle molto affettuosamente, ma con estrema fermezza che (…) bisogna fare capo a quelle persone che risiedono nella provincia”. Ancora. Si registra il 22 novembre 1972 un telegramma di Andreotti al Ministro del Lavoro Dionigi Coppo: “Troppe speculazioni si tentano fare danno lavoratori che debbono essere assunti e che debbono appartenere a paesi il più vicino possibile stabilimento dopo aver insieme Fiat concordato preventivamente opportuni mezzi trasporti. Debbono evitarsi assolutamente artificiosi accrescimenti urbani et far sì che operai restino nelle loro sedi naturali contribuendo così ringiovanimento materiale, morale et estetico loro paesi”.
LA QUESTIONE ASSUNZIONI-TERRITORIO FU IN PRIMO PIANO PER ANNI
La questione assunzioni, com’è facile intendere, non si esaurì con le richieste di Andreotti di mantenere un certo comportamento. Andò avanti per anni. Tre anni dopo, nel 1975, troviamo negli Atti Parlamentari della VI Legislatura, data 15 aprile, un’interrogazione a risposta scritta del deputato del Pci Franco Assante rivolta al Ministro del Lavoro: “(…) la Fiat ha bloccato le assunzioni giustificando tale atteggiamento con la crisi dell’automobile, mentre avrebbe provveduto all’assunzione di numerosi operai provenienti da fuori provincia senza richiederne l’avvio alla Commissione di Collocamento provinciale e che questo sarebbe stato possibile con la complicità di qualche sindaco”. Il Ministro rispose che: “su 184 assunzioni solo 14 riguardano lavoratori provenienti da altre province, ma residenti a Piedimonte San Germano, mentre 3 si riferiscono a lavoratori di altre province di società che eseguono all’interno dello stabilimento lavori per conto della Fiat“.
Grazie a un documento reperito nell’archivio dell’FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) abbiamo la consistenza, al 31 ottobre 1976, delle maestranze Fiat di Piedimonte, divise per territori e addirittura per comuni di provenienza: Acquafondata 6, Acuto 1, Alatri 25, Alvito 57, Amaseno 29, Anagni 0, Aquino 118, Arce 106, Arnara 5, Arpino 18, Atina 96, Ausonia 83, Belmonte Castello 25, Boville Ernica 17, Broccostella 14, Campoli Appennino 31, Casalattico 9, Casalvieri 70, Cassino 1026, Castelliri 26. Castelnuovo Parano 35, Castrocielo 70, Castro dei Volsci 70, Ceccano 91, Ceprano 34, Cervaro 158, Colfelice 37, Collepardo 5, Coreno Ausonio 48, Esperia 174, Falvaterra 1, Ferentino 16, Filettino 0, Fiuggi 0, Fontana Liri 66, Fontechiari 24, Frosinone 70, Fumone 4, Gallinaro 12, Giuliano di Roma 29, Guarcino 2, Isola del Liri 42, Monte San Giovanni Campano 160, Morolo 2, Paliano 6, Pastena 28, Patrica 3, Pescosolido 22, Picinisco 25, Pico 82, Piedimonte San Germano 347, Piglio 3, Pignataro Interamna 62, Pofi 19, Pontecorvo 288, Posta Fibreno 74, Ripi 27, Rocca d’Arce 38, Roccasecca 115, San Biagio Saracinisco 10, San Donato Val di Comino 25, San Giorgio a Liri 72, San Giovanni Incarico 56, Sant’Ambrogio sul Garigliano 30, Sant’Andrea sul Garigliano 56, Sant’Apollinare 54, Sant’Elia Fiumerapido 202, Santopadre 32, San Vittore del Lazio 38, Serrone 2, Settefrati 11, Sgurgola 0, Sora 99, Strangolagalli 20, Supino 5, Terelle 50, Torre Cajetani 1, Torrice 25, Trevi del Lazio 0, Trivigliano 0, Vallecorsa 62, Vallemaio 39, Vallerotonda 57, Veroli 24, Vicalvi 18, Vico nel Lazio 3, Villa Latina 24, Villa Santa Lucia 125, Villa Santo Stefano 2, Viticuso 7.
Il totale degli operai della provincia di Frosinone è 5564 lavoratori, tra i quali, va detto, appare rispettata l’indicazione di Andreotti di ottenere il gran numero degli occupati dai centri vicini alla fabbrica (si nota che pochissimi provengono dal nord della provincia), affinché restassero nei loro paesi e si evitasse uno spopolamento dei piccoli centri e un sovraffollamento in nuovi agglomerati urbani. Questi luoghi erano notoriamente noti per un forte tasso di emigrazione verso il nord e verso l’estero, fenomeno che in quegli anni rallentò molto e in diversi centri si arrestò. Un fenomeno di inurbamento interno ci fu nei luoghi più prossimi all’area industriale cassinate, con la trasformazione di molte terre dalla destinazione agricola all’uso industriale per l’espansione dell’indotto e per la necessità abitativa. Non si trattò però di un grande fenomeno com’è evidente tutt’oggi. Anche perché molto limitata fu l’affluenza di lavoratori da fuori. Solo 287 sono le unità lavorative provenienti da fuori provincia di Frosinone e da fuori regione. Dalla provincia di Latina: Lenola 9, Fondi 4, Formia 49, Gaeta 4. Minturno 22. Dal Molise, provincia di Isernia: Isernia 16, Pozzilli 7, Venafro 17, altri 36. Dalla Campania, provincia di Caserta: San Pietro Infine 18, Mignano Monte Lungo 12: Caianello 4, altri 76.
Dunque, complessivamente la forza lavoro della Fiat di Cassino nel 1976 era di 6.842 operai.