* PRIMO PIANOSanità

Sanitá, da oncologia a fratture: ecco i migliori ospedali

Lo scorso anno i ricoveri negli ospedali italiani sono stati quasi 8 milioni, con un incremento di 312mila unitá rispetto al 2022, e questo numero complessivo di ricoveri risulta tornato in linea con i valori attesi sulla base del periodo pre-Covid, sia per i ricoveri urgenti che per quelli programmati e diurni. Il dato arriva dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che al Cnel, presente il ministro della Salute, Orazio Schillaci ha presentato il PNE, Programma Nazionale Eventi 2024, con report su dati 2923, segnalando quindi le realtá ospedaliere italiane dove sono stati registrati significativi balzi in avanti. Ed emerge che guardando allo scorso anno il ‘primato’ l’hanno conquistato l’Humanitas di Rozzano, per il terzo anno di fila al vertice della speciale classifica, insieme al Careggi di Firenze, che ha registrato notevoli progressi in tutte e 8 le aree cliniche prese in esame e risultando così la struttura ospedaliera pubblica piú performante, e al Polo ospedaliero universitario di Ancona, che conferma il risultato dell’anno precedente. Inoltre, da segnalare che a Calabria non è stata piú la maglia nera regionale in fatto di Livelli essenziali di assistenza (LEA), e la Sicilia ha fatto grossi passi avanti. Invece l’autonomia regionale, stando al report 2023 dell’Agenas, non è sinonimo di efficienza ospedaliera.

Andando per area, per quella cardiovascolare aumenta complessivamente dal 51% del 2022 al 59% del 2023 la percentuale di strutture con livelli di aderenza a standard di qualitá alti o molto alti (valutazione mediante indicatori PNE treemap). La proporzione di interventi di angioplastica in pazienti con infarto (PTCA) effettuati entro 90′ ha superato nel 2023 la soglia del 60% prevista dal DM 70/2015, passando da un valore mediano del 57% nel 2022 al 63% nel 2023. Le strutture ad alto volume (100 ricoveri STEMI/anno) che hanno garantito un tempestivo accesso alla PTCA a piú del 85% dei pazienti STEMI sono: PO Barone Romeo di Patti (Messina), Ospedale di Treviso, Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Massa). Sono 35 le strutture tra quelle ad alto volume che hanno mostrato valori uguali o superiori alla soglia del DM 70/2015 nel 2023 e nei 3 anni precedenti. Al Nord sono 17, e si tratta di: Ospedale Maria Vittoria (Torino), Ospedale Santa Croce (Torino), Ospedale degli Infermi (Biella), Ospedale Sondrio (Sondrio), Ospedale Bolognini (Bergamo), PO di Chiari (Brescia), Fondazione Poliambulanza (Brescia), Ospedale C. Poma (Mantova), Ospedale Centrale di Bolzano, PO S. Chiara (Trento), Ospedale Sant’Andrea (Spezia), Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bologna), Ospedale Santa Maria delle Croci (Ravenna), Ospedale Morgagni-Pierantoni (Forlì-Cesena), Ospedale Infermi (Rimini), Nuovo Ospedale Civile S. Agostino – Este (Modena), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Ferrara). Sono invece 18 al Centro-Sud e Isole: Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Massa), Ospedale San Giovanni Battista Foligno (Perugia), Stabilimento di Pesaro, Stabilimento di Macerata, Presidio Ospedaliero Nord (Latina), Ospedale F. Spaziani (Frosinone), Policlinico Casilino (Roma), AOU Policlinico Tor Vergata (Roma), PO Maria SS. Addolorata (Salerno), Casa di Cura Villa Verde Srl (Taranto), Casa di Cura Cittá di Lecce, AOU Mater Domini (Catanzaro), PO S. Giovanni di Dio (Agrigento), PO Giovanni Paolo II (Agrigento), PO Barone-Romeo Patti (Messina), PO S. Antonio Abate (Trapani), Ospedale Civico di Palermo, Policlinico Monserrato (Cagliari).
Sono 21 le strutture ad alto volume che nel triennio precedente non avevano raggiunto la soglia del DM 70/2015 e nel 2023 hanno invece migliorato il loro risultato, raggiungendo o superando tale soglia. Al Nord sono 10: AO S. Croce e Carle (Cuneo), PO Riunito Sede di Ciriè (Torino), Ospedale di Circolo (Varese), Ospedale S. Anna (Como), Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori (Monza Brianza), Ospedale di Mirano (Venezia), Azienda Ospedale – Universitá Padova, AOUI Verona Borgo Trento, Ospedale di Conegliano (Treviso), Ospedale di Vicenza. Al Centro-Sud e Isole sono invece 11: Ospedale San Jacopo (Pistoia), Ospedale S. Giuseppe (FI), AO San Camillo-Forlanini (Roma), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma), Azienda Ospedaliera S. G. Moscati (Avellino), Azienda Ospedaliera A.
Cardarelli (Napoli), Casa di Cura Villa Dei Fiori Srl (Napoli), Ospedali Riuniti Area Nolana Plesso Nola (Napoli), Ospedali Riuniti di Foggia, Ospedale Andria (Barletrta-Andria-Trani), POV Cervello (Palermo).

Quanto al bypass aorto-coronaico (Bac), risultano in recupero i ricoveri e migliora la concentrazione della casistica. Così, relativamente al numero di ricoveri per BAC isolato (ossia non associato ad altri interventi cardiochirurgici), nel 2023 si è ulteriormente attenuato il gap rispetto al periodo prepandemico: -5,5%, pari a circa 750 ricoveri in meno. Sul versante della concentrazione della casistica, si è osservato nel 2023 per BAC isolato un aumento delle cardiochirurgie con volumi uguali o superiori alla soglia del DM 70/2015: 18 strutture contro le 11 del 2022, con un valore corrispondente di casistica trattata pari al 35% del volume complessivo (era 24% nel 2022). Si tratta di: Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma), A.O. OO.RR. S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona (Salerno), Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (Ancona), Villa Maria Cecilia Hospital (Ravenna), P.O. Policlinici. SS. Annunziata (Chieti), Ospedale del Cuore G.
Pasquinucci (Macerata), A.O.U. Mater Domini (Catanzaro), Az. Ospedaliero – Universitaria Careggi (Firenze), Ospedale di Treviso, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea (Roma), Policl. Univ. Campus Bio Medico (Roma), Casa di Cura Montevergine (Avellino), Ospedale di Mestre (Venezia), Hesperia Hospital Modena Srl (Modena), Presidio Osp. Cattinara e Maggiore (Trieste), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Palermo), Ospedale Civile di Legnano (MIilano, Presidio Ospedaliero Gaspare Rodolico (Catania). Se si considerano tutti gli interventi di BAC (non solo quelli isolati), il numero di strutture sopra soglia nel 2023 sale a 38, con un valore corrispondente di casistica intorno al 60% del volume.

Capitolo chirurgia oncologica. Per il tumore maligno della mammella, il 77% degli interventi effettuati in strutture oltre la soglia del DM 70/2015 registra che nel 2023 ci sono stati 66.532 ricoveri per intervento (2.500
in piú rispetto al 2022). Inoltre, le strutture con volume di attivitá uguale o superiore a 150 interventi/anno sono risultate 168 (erano 165 nel 2022), per un valore corrispondente di casistica pari all’85% (era 84% nel 2022). Ma nonostante il quadro positivo, persiste ancora nel 2023 un numero consistente di strutture (201 in totale) con casistiche pari o inferiori a 50 interventi/anno. Quanto al tumore maligno del colon, migliora la concentrazione della casistica ma ci sono ancora margini di miglioramento. Dal PNE emerge nel 2023 ci sono stati 26.154
interventi per tumore maligno del colon. Sono 183 le strutture che in Italia presentano volumi di attivitá uguali o superiori a 50 interventi l’anno, per un valore corrispondente di casistica pari al 66%. Il 28% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi ((45 int/anno). Per il tumore maligno della prostata, nel 2023 registrati 23.650 interventi; 143 strutture presentano volumi di attivitá uguali o superiori a 50 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari all’80%; il 16% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (inferiore a 45 int/anno). Per il tumore maligno del polmone, lo scorso anno sono stati 14.336 gli interventi; 50 strutture presentavano volumi di attivitá uguali o superiori a 96 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari al 74% e il 20% della casistica è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (inferiore a 45 int/anno). Circa invece il tumore maligno del pancreas, nel 2023, gli interventi sono stati 3.053,risultando unas grande frammentazione della casistica in strutture caratterizzate da volumi bassi o molto bassi, a fronte dell’elevata complessitá dell’intervento chirurgico per il quale si richiede grande expertise. Solo 10 strutture in Italia presentano volumi di attivitá uguali o superiori a 50 interventi annui, per un valore corrispondente di casistica pari al 45%, e sono: AOU Verona Borgo Roma, IRCCS S. Raffaele (MIilano), Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, IRCCS Humanitas (Milano), Casa di Cura Pederzoli (Verona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma), IRCCS Policlinico S. Orsola (Bologna), Azienda Ospedale Universitá Padova, Ospedale Cá Granda-Niguarda (Milano). E c’è il 42% della casistica che è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (inferiore a 45 int/anno). Per l’area perinatale, si registra una persistente diminuzione del numero di parti nel post-pandemia, seppur in misura minore rispetto al trend prepandemico: sono stati 381.766 parti nel 2023, ovvero 11.700 meno del 2022. Per quanto riguarda la concentrazione dei parti, nel 2023 si è registrato un leggero peggioramento rispetto agli anni precedenti con una progressiva riduzione del numero di strutture che hanno raggiunto la soglia dei 1.000 parti/anno (136 nel 2023, per un valore corrispondente di casistica pari al 62%).
Aumentano i punti nascita al di sotto dei 500 parti/anno (137 nel 2023, in cui si concentra l’8% del totale dei parti). Quanto ai parti cesarei, con riferimento ai parti con TC primario, si registra una proporzione pari al 22,7%, in lieve calo dopo la battuta d’arresto nel trend di decrescita osservata nel 2022 (23,1%). Un ulteriore aspetto da considerare riguarda l’analisi per dimensione dei punti nascita e per comparto (pubblico e privato), da cui emerge un minore ricorso al TC nelle strutture pubbliche (con una differenza rispetto al privato del 10%) e un gradiente inverso per volume di parti. Il report PNE 2023 dice inoltre che persiste una marcata eterogeneitá inter-regionale, con uno spiccato gradiente geografico: gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2023 valori mediani di TC superiori al dato nazionale. Si registra anche una spiccata variabilitá intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia. Il ricorso all’episiotomia è costantemente diminuito nel corso degli anni, passando dal 24% nel 2015 all’11% nel 2023. Persiste una marcata disomogeneitá sul territorio, con valori tendenzialmente piú elevati nell’Italia meridionale.

C’è poi l’area muscolo-scheletrica, e i dati 2023 ci dicono che la proporzione mediana di pazienti di etá inferiore o fino ai 65 anni operati tempestivamente è aumentata rispetto all’anno precedente, arrivando quasi alla soglia del DM 70/2015: si è passati al 59% rispetto al 53% nel 2022. Per quanto riguarda la variabilitá territoriali, molte regioni mostrano valori mediani molto bassi e la quasi totalitá delle strutture si colloca al di sotto della soglia del 60% (in particolare in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria. Molise e Sardegna. Inoltre, nel 2023 le strutture che hanno garantito un tempestivo accesso all’intervento chirurgico per frattura di femore, almeno 100 casi trattati e piú del 95% dei pazienti operati entro 48 ore, sono: PO Umberto I (Siracusa), Ospedale Monopoli (Bari), Ospedale Sandro Pertini (Roma), PO S. Giovanni di Dio (Agrigento), Humanitas Gavazzeni (Bergamo). Delle 69 strutture a piú alto volume ((inferiore o uguale a 100 ricoveri/anno), 14 hanno raggiunto o superato la proporzione del 75% di interventi effettuati entro le 48 ore nel 2023 e anche nei 3 anni precedenti, e sono: Policlinico San Donato (Milano), Ospedale di Portogruaro (Venezia), Ospedale di San Doná di Piave (Venezia), Ospedale di Feltre (Belluno), Ospedale Versilia (Lucca), Ospedale Sandro Pertini (Roma), Ospedale San Paolo di Civitavecchia (Roma), AO San Camillo-Forlanini (Roma), Stabilimento di Jesi (Ancona), IRCCS Ospedale di Venere (Bari), Ospedale di Monopoli (Bari), Ospedale Guzzardi (Ragusa), PO S.
Giovanni di Dio (Agrigento), PO Trigona (Siraciusa). Sono 10 le strutture ad alto volume che nel triennio precedente non avevano raggiunto la soglia del DM 70/2015 e invece lo scorso anno hanno migliorato il loro risultato, raggiungendo o superando il 75%: Stabilimento Ospedaliero Castelli (Verbano-Cusio.Ossola), Ospedale degli Infermi (Biella), Casa di Cura Mater Domini (Varese), Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi (Bologna), Ospedale L. Parodi Delfino Colleferro (Roma), Presidio San Filippo Neri (Roma), Policlinico Umberto I (Roma), Casa di Cura Pineta Grande (Caserta), S. Leonardo (Napoli), Ospedale Paola (Cosenza).
Quanto alla chirurgia generale, per la colecistectomia laparoscopica, lo scorso anno sono aumentati i ricoveri, 101.700 interventi, 9mila in piú del 2022. Aumenta anche la proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni: dall’86% nel 2022 all’88% del 2023; si è inoltre ridotta la variabilitá tra le strutture sul territorio nazionale, segno di un miglioramento diffuso dei livelli di sicurezza dell’assistenza.

In merito poi ai ricoveri in day-surgery (inclusi quelli con un pernottamento), che erano stati particolarmente penalizzati nel periodo pandemico, si segnala una forte ripresa degli interventi nel 2023: sono stati 5.000 in piú rispetto al 2022. Tale dato sembra indicare -dice il report di Agenas – una capacitá ritrovata del sistema di riorientare la ripresa delle attivitá dopo la pandemia verso modalitá alternative al ricovero ordinario, che in epoca precedente avevano contrassegnato lo sforzo di miglioramento dell’appropriatezza organizzativa. In definitiva, il treemap “permette di restituire una rappresentazione grafica sintetica della qualitá delle cure, attraverso gli indicatori relativi a 8 diverse aree cliniche”. E così, nel 2023 vengono valutate con il treemap il 70% delle strutture rispetto al 66% del 2022.
Circa un terzo delle strutture è stato valutato solo per una o due aree cliniche. Le strutture non valutate con il treemap sono strutture con volumi complessivi molto bassi (in media circa 500 ricoveri). Invece, 356 delle 950 strutture valutate col treemap sono state prese in esame per almeno 6 aree cliniche e di queste solo 3 (tra cui il Careggi di Firenze) hanno una valutazione di qualitá alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate e hanno tutti gli indicatori calcolati per le aree valutate. Nessuna struttura con almeno 6 aree valutate e tutti gli indicatori calcolati per quelle aree ha una valutazione di qualitá bassa o molto bassa per tutte le aree cliniche considerate. Infine, nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere convivono aree di qualitá alta o molto alta con aree di qualitá di livello basso o molto basso. Ultima notazione: il treemap rappresenta uno strumento operativo per identificare aree critiche rispetto alle quali avviare un percorso di audit sulla qualitá dei dati e sul percorso clinico organizzativo. Il numero complessivo di audit è pari a 404 distribuiti in 239 strutture, in prevalenza concentrati nelle aree cliniche “Gravidanza e Parto” (soprattutto in relazione ai parti vaginali dopo TC e alle episiotomie nei parti vaginali), “Cardiocircolatorio” e “Osteomuscolare” (relativamente alla tempestivitá degli interventi dopo frattura del femore nei pazienti di etá 65 anni). Rispetto alle strutture segnalate lo scorso anno per l’audit, si evidenzia che in questa edizione del report in 62 hanno superato le criticitá precedentemente evidenziate. In particolare, 7 strutture sono passate da un livello molto basso di aderenza a standard di qualitá a un livello alto o molto alto, e sono Ospedale Maggiore C.A.
Pizzardi (Bologna), Azienda Ospedale Universitá di Padova, Ospedale Di Circolo S. L. Mandic – Merate (Lecco), Casa di Cura I.N.I. Srl – Grottaferrata (Roma), Ospedale Mons. R. Di Miccoli (Barletta-Andria-Trani), Ospedale della Valdinievole di Pescia (Pistoia) e Ospedale Civile Villa d’Agri Marsicovetere (Potenza).