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Poteri della Capitale – Schietroma scrive a Meloni: “Roma diventi Regione”

L’eterno dibattito intorno alla riforma in itinere che ridefinisca la natura e i poteri di Roma Capitale, secondo alcuni articoli di stampa, avrebbe nell’imminenza una svolta: il Consiglio dei Ministri starebbe per discuterne in concreto, per la prima volta.

Sull’argomento, cioè su i poteri legislativi da attribuire a Roma al fine di renderla una moderna Capitale europea, non è difficile reperire un corposo mazzetto di proposte di legge, verbali, atti di convegno e via di questo passo. Ogni volta che l’argomento torna d’attualità, di pari passo e inevitabilmente, vi torna anche la discussione circa la fine che farebbe il resto del Lazio, cioè le quattro province e il territorio della Città Metropolitana di Roma, se la Città Eterna venisse dotata di poteri legislativi, come una Regione. L’argomento è piuttosto spinoso e anche pericoloso, dato che alcune proposte di legge, per risolvere il problema del “resto del Lazio” senza Roma, una volta che fosse divenuta Regione, non hanno esitato a proporne lo smembramento. Per esempio la proposta di legge Morassut vedeva Frosinone e Latina con la Campania, Viterbo alla Toscana e Rieti all’Umbria.

Il Governo si appresterebbe, questa volta, a considerare la dotazione di poteri legislativi a Roma Capitale limitati ad alcuni settori. Questo non la renderebbe, dunque, un doppione del Lazio che continuerebbe tranquillamente, seppure con alcuni distinguo e non pochi mutamenti, a contenerla nel suo territorio.

La cosa però non poteva passare inosservata all’occhio dei numerosi teorici del riassetto amministrativo del Lazio, afflitto per certi versi dalla preponderanza macrocefala della Capitale e soprattutto dall’evidente stortura di essere al contempo la Capitale d’Italia e il Capoluogo di Regione, con il risultato di una rappresentanza del resto del territorio laziale in sede di Consiglio Regionale dannatamente residuale.

Dalla Provincia di Frosinone, ai tempi della presidenza Iannarilli, giunse sugli scranni delle altre Province, una proposta di legge costituzionale che ipotizzava, per un sacco di ragioni espressamente descritte, il Lazio senza Roma la quale, giustamente, avrebbe potuto essere essa stessa una Regione. Ne seguirono incontri, convegni e manifestazioni. Com’era prevedibile non se ne fece niente.

Quell’idea, studiata all’epoca dall’ex assessore regionale socialista, Giuseppe Paliotta, divenuto assessore all’Assetto Istituzionale della giunta Iannarilli in un ritorno di fiamma del suo impegno politico, è sempre stata un cavallo di battaglia dei socialisti di Frosinone, i quali compaiono in testa, autori primigeni, delle ipotesi di riforma dei sistemi amministrativi e della rappresentanza dei territori provinciali del Lazio (vedi città intercomunale, ora Area Vasta, di Frosinone).

Quasi ovvio, in sintesi, che Gian Franco Schietroma, cioè il segretario regionale del Partito Socialista Italiano, intervenisse con tempestività per ribadire la visione di una Regione di Roma e un Lazio diverso da Roma. Schietroma si è rivolto direttamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con una lettera. Eccola:

“Onorevole Presidente, indiscrezioni di stampa considerano imminente il fatto che il Governo sia pronto a portare in Consiglio dei Ministri la riforma per conferire poteri speciali a Roma Capitale.

Infatti tale disegno di legge costituzionale prevederebbe, secondo le anticipazioni di stampa, la possibilità per Roma di poter scrivere le leggi come una regione, limitatamente ad alcune materie.

Noi Socialisti Le proponiamo di prendere in considerazione qualcosa di più, cioè la trasformazione di Roma Capitale in una vera e propria regione a sé stante, con la definizione contestuale di una “Regione Lazio dei Territori”, composta dalle province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo e dai territori dell’area metropolitana di Roma, ad eccezione di quelli del Comune di Roma.

La nostra proposta mira a porre finalmente in equilibrio quel rapporto tra Roma ed il resto del Lazio che, al momento, risulta eccessivamente sbilanciato, a livello regionale, sulla Capitale, sia in termini di rappresentatività che di efficacia delle decisioni.

Nello stesso tempo, i cittadini romani potrebbero trovare adeguato riconoscimento istituzionale nella preminenza della Capitale d’Italia nell’assetto costituzionale degli enti locali, con l’attribuzione di uno status speciale di rango regionale, conferendo quindi ad essa non solo funzioni, ma anche competenze sulle materie rimesse agli enti regionali, oltre a rafforzare gli strumenti amministrativi già esistenti.

La trasformazione di Roma Capitale in una vera e propria regione, oltre ad essere in linea con quanto avviene per altre capitali europee ed occidentali, punta a definire una giusta collocazione istituzionale sia per Roma sia per il resto del Lazio, anche al fine di ridurre quel deficit di rappresentatività che attualmente caratterizza a livello regionale i territori che non coincidono con il Comune di Roma”.

Dario Facci

Giornalista, fotoreporter e videomaker. Suoi articoli sui quotidiani: L’Unità, La Repubblica, sui mensili Lo Stato delle Cose, Qui Magazine, Numero Zero, To Be, O. Ha lavorato presso le redazioni di RadioTeleMagia, RTM Televisione, TVN Televisione; ha condotto una trasmissione presso RadioDay. Ha diretto entrambi i quotidiani frusinati Ciociaria Oggi e La Provincia Quotidiano; coordinatore dell’edizione provinciale del quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale; direttore del bimestrale di cucina professionale Accademia del Buongustaio; direttore del mensile Perté, del settimanale Perté Week e del quotidiano online Perté Online. Suoi articoli appaiono su TG24.info, sul quotidiano online TuNews24.it e sul settimanale cartaceo Tu News. È autore dei blog dariofacci.it e lacucinadellazio.com. Collabora con le emittenti televisive del gruppo Netweek. Sue fotografie sono state pubblicate da giornali italiani ed esteri.