ZES per Umbria e Marche? Allora si può anche per il Lazio Meridionale
La notizia dell’allargamento della ZES (Zona Economia Speciale) anche alle Marche e all’Umbria è, al contempo, una mannaia per la politica del Lazio e una speranza di salvezza delle aree di lavoro del sud della regione, almeno in prospettiva. Oggi la premier Giorgia Meloni, accompagnata dai vice premier, ha annunciato l’allargamento della ZES unica de Sud anche alle regioni Umbria e Marche perche sono importantissime aree di lavoro del Made in Italy e, paradossalmente, scontano un gravissimo deficit infrastrutturale, cioè hanno dei collegamenti del cavolo. Tutto vero e sacrosanto. Anche bello, se non fosse che per il Lazio Meridionale, cioè le province di Frosinone e Latina, le cui aree produttive sono strangolate dalla ZES che le circonda e pone, appena oltre confine, condizioni di investimento e gestione straordinariamente convenienti, dunque una concorrenza tra i territori insostenibile, la medesima ZES non si poteva allargare. Una sconfitta micidiaale per la politica di questi territori che pure per evitare il disastro si era battuta ottenendo in cambio solo flebili promesse di ottenere dei palliativi da parte della volenterosa Regione Lazio. A nulla erano serviti a più riprese i richiami e le proposte, persino proteste e ricorsi: la ZES non si poteva allargare. Invece, evidentemente, non era vero. Allora sarà il caso di guardare il lato migliore della medaglia, senza dimenticare ovviamente quello vergognoso della politica del Lazio umiliata e affermare oggi con soddisfazione: se si può per Umbria e Marche si può anche per i Lazio meridionale e il reatino. Sarà difficile oggi rispondere di no. Se anche questa volta si dovesse fallire sarà chiaro, una volta per tutte, che la legge non è uguale per tutti e che ci sono alcuni che sono più uguali di altri.



