Vicenda consulenze, Sgarbi: “Non ho nulla di cui giustificarmi, si tratta del mio lavoro di critico d’arte”
La nostra intervista al Sottosegretario ai Beni Culturali e Sindaco di Arpino
di Felice PENSABENE
Non sembrano placarsi le polemiche per le cosiddette “consulenze d’oro” del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, a seguito delle rivelazioni fatte da “Il Fatto Quotidiano”. In un’intervista al nostro giornale, ostenta sicurezza e precisa la sua posizione.
Onorevole Sgarbi, come valuta e risponde alle critiche che le vengono rivolte sulla sua attività di consulenza?
“Io non ho nulla di cui giustificarmi, si tratta del mio lavoro di critico d’arte che è diverso da quello che svolgo nell’ambito della funzione di sottosegretario al Ministero dei beni Culturale. Si tratta di un’azione di un quotidiano che ha usato un documento privato rubato dal mio archivio. Ho già provveduto a denunciare la persona che ha compiuto questo atto”.
Non Le sembra quantomeno in contrasto questa attività di consulenza o promozione con il ruolo istituzionale che riveste?
“Assolutamente no, non vi è alcun contrasto. Si tratta di due cose diverse. Faccio il mio lavoro di critico d’arte per il quale vengo pagato, un lavoro che svolgo da anni. Per comprendere meglio faccio un esempio pratico. Se crolla una delle torri di Bologna, io in qualità di sottosegretario vado sul posto a verificare il fatto, poi con il Sovrintendente dei beni culturali, si valutano i danni e si adottano gli interventi necessari a tutelare quel patrimonio culturale pubblico danneggiato. Diverso è, invece, se vengo chiamato a valutare le opere di un artista in una mostra di pittura, in una galleria d’arte, come critico d’arte e per la mia consulenza lavorativa vengo pagato. Sarebbe come dovermi giustificare del mio lavoro: vorrei capire dov’è scritto che non lo possa fare solo perché ricopro un ruolo istituzionale. È come dire che la funzione di sottosegretario sia incompatibile con la presenza alla manifestazione di Miss Italia”.
Da cosa nasce questa polemica e quali conseguenze potrebbero derivare se alcuni hanno chiesto le sue dimissioni?
“Credo che sia abbastanza significativa una frase di Barbara Alberti, per comprendere ed inserire tutta la vicenda: in realtà per la Alberti tutto nascerebbe dalla mia attività di critico d’arte. È come se dovessi rispondere a tutti del mio lavoro, io non sono sottosegretario perché mi hanno messo lì, ma perché svolgo la professione di critico d’arte, un professionista che racconta l’arte. È stato utilizzato il mio lavoro per diffamarmi e chi lo ha fatto dovrà risponderne. Aspetto di promuovere un’azione giudiziaria ed ottenere un risarcimento verso chi mi ha diffamato. Possibilità che io mi dimetta? Nessuna”.