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Fiat di Cassino story – Mezzo secolo e poi? (seconda parte)

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Poter disporre di finanziamenti per l’industrializzazione del Mezzogiorno d’Italia consentì alla FIAT di impegnarsi nell’investimento al massimo per la sua metà. Sui 520 miliardi di lire previsti, il valore attuale sarebbe di 4.724.679.995,84 euro (vedi puntata precedente) l’impegno dell’azienda fu tra il 31% e il 51% dei fondi necessari, a seconda degli stabilimenti. Lo Stato, dunque, fu impegnato per la parte compresa tra il 69% e il 49%. Sempre a carico dello Stato, attraverso la Cassa per il Mezzogiorno e i vari consorzi locali, anche tutte le opere infrastrutturali.

IL VIA ALLA “CONTRATTAZIONE PROGRAMMATICA”

Nacque, con l’occasione, la “contrattazione programmatica”, vale a dire uno strumento di programmazione economica che mirò ad assicurare allo Stato il controllo degli investimenti privati e pubblici in rapporto alle politiche economiche nazionali e riguardanti il Meridione d’Italia. Uno strumento questo (come si legge nel prezioso “Partiti e società nel Lazio Meridionale” di Ermisio Mazzocchi) che prevedeva l’adattamento dei piani aziendali alle direttive nazionali di sviluppo. In cambio le aziende avevano vantaggi fiscali e finanziari. Non solo la FIAT ne fu interessata ma, per restare in provincia di Frosinone, faremo gli esempi di importanti industrie come la Henkel, la Motta, la Lepetit, la Castelli e diverse altre.

LA SCELTA DI PIEDIMONTE SAN GERMANO

Dopo accuratissimi studi la scelta della FIAT per la costruzione di un suo stabilimento nel Lazio meridionale cadde su un’area del comune di Piedimonte San Germano. L’area era ampiamente coperta da agevolazioni maggiori da parte della Cassa del Mezzogiorno e l’alto contenuto tecnologico che il progetto FIAT prospettava aggiungeva ulteriori vantaggi. Non di poco conto nella decisione fu anche la vicinanza di un fornitore di materiali meccanici come i cuscinetti a sfera che la RIV-SKF costruiva a Cassino dal 1956. Inoltre la zona era servita bene dalle infrastrutture per gomma e rotaie, vicinissima al casello dell’autostradale e nei pressi di una tratta ferroviaria che era stata da poco elettrificata come quella Roma-Cassino-Napoli nonché il collegamento tra Termoli (dove era previsto un altro stabilimento) e Cassino attraverso il sistema di tratte Cassino-Sora-Sulmona. La FIAT dichiarò di completare i lavori di costruzione del nuovo impianto entro il 1972, sempre che tutte le infrastrutture (strade, rete elettrica, impianti di scarico ecc.) fossero pronti.

UN VESPAIO DI PROTESTE E CONTENZIOSI

La notizia della costruzione del mega stabilimento FIAT a Piedimonte fece immediatamente scattare una serie di proteste e rivendicazioni. In primis quelle degli imprenditori agricoli che si fecero sentire soprattutto perché ritenevano iniquo il risarcimento per gli espropri necessari alla costruzione delle infrastrutture viarie nonché allo stabilimento stesso. Le cronache del periodo sono dense di scontri tra la dirigenza FIAT e i proprietari terreni.

MONTECASSINO FECE RIDURRE L’AREA INDUSTRIALE

Altro contenzioso che ha fatto storia quello incentrato sul danno paesaggistico che avanzò l’Abbazia di Montecassino. L’area industriale di Piedimonte infatti si estende interamente ai piedi del celeberrimo faro della Cristianità, all’epoca anche molto potente. Di fatto l’area industriale Cassino-Pontecorvo venne ridotta dai 2.000 ettari previsti a “solo” 600 ettari, laddove alla FIAT ne bastavano 300.

1971 – AL VIA LA COSTRUZIONE DEL RACCORDO FERROVIARIO CON LA LINEA ROMA-NAPOLI

A conferma di un’efficienza del comparto pubblico che oggi non possiamo neanche immaginare, si presti attenzione a una tappa molto importante come l’approvazione da parte dell’ASI, nel giugno del 1971 (solo circa un anno e mezzo dopo la decisione di FIAT di aprire nel Sud), del progetto relativo alla costruzione del raccordo ferroviario con la linea Roma-Napoli. Il costo fu di 150 milioni di lire. La delibera fu inviata alla Cassa per il Mezzogiorno che in breve tempo inviò il suo consenso. Contemporaneamente, sempre l’ASI, preparò tutti i contratti con i privati per la cessione dei terreni.

1972 – LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DELLO STABILIMENTO FIAT E LE PROTESTE DI PIEDIMONTE

Il progetto della nuova fabbrica venne presentato al Genio Civile di Cassino con la denominazione ufficiale di “Stabilimento FIAT di Piedimonte San Germano-Cassino”. La cosa fece andare su tutte le furie il sindaco di Piedimonte San Germano, il democristiano Mario Aceti. Questi prese carta e penna e scrisse una lettera di protesta indirizzata a Giulio Andreotti nella quale giudicava l’aggiunta di Cassino al nome dello stabilimento come “un pugno in un occhio” che istituiva a favore di questa città “un’ipoteca ridicola, irritante, provocatoria, laddove se lo stabilimento fosse stato costruito proprio a Cassino nessun altro comune avrebbe preteso di aggiungere il proprio nome” a quello della Città Martire. La cosa finì sul tavolo di Gilberto Bernabei, capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio e uomo di fiducia di Andreotti. Questi sedò la rissa verbale sul nascere. Nella risposta ad Aceti disse testualmente: “non ho tempo da perdere in problemi che considero del tutto inutili” (Fondo Andreotti – Fiat, Stabilimento Piedimonte San Germano-Cassino, 4 dicembre 1972, lettera Bernabei ad Aceti).

Dario Facci

Giornalista, fotoreporter e videomaker. Suoi articoli sui quotidiani: L’Unità, La Repubblica, sui mensili Lo Stato delle Cose, Qui Magazine, Numero Zero, To Be, O. Ha lavorato presso le redazioni di RadioTeleMagia, RTM Televisione, TVN Televisione; ha condotto una trasmissione presso RadioDay. Ha diretto entrambi i quotidiani frusinati Ciociaria Oggi e La Provincia Quotidiano; coordinatore dell’edizione provinciale del quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale; direttore del bimestrale di cucina professionale Accademia del Buongustaio; direttore del mensile Perté, del settimanale Perté Week e del quotidiano online Perté Online. Suoi articoli appaiono su TG24.info, sul quotidiano online TuNews24.it e sul settimanale cartaceo Tu News. È autore dei blog dariofacci.it e lacucinadellazio.com. Sue fotografie sono state pubblicate da giornali italiani ed esteri.