Sanità, pronto soccorso caos in Ciociaria: aggressioni, poco personale, file, cittadini esasperati e medici in fuga
I Pronto soccorso degli ospedali della provincia sono ormai al collasso e, purtroppo sempre più spesso, sono teatro di episodi di violenza tanto inqualificabili, ingiustificabili e condannabili quanto di frequente figli dell’esasperazione che vivono i cittadini costretti a rivolgersi nelle strutture d’emergenza.
La cronaca degli ultimi mesi ci consegna numerosi fattacci che si sono verificati nei pronto soccorso di Frosinone, Sora e Cassino. L’ultimo in ordine cronologico riguarda il Santa Scolastica della Città Martire dove, alla Vigilia di Natale, si è registrata l’aggressione di un infermiere e di una Oss. E la circostanza che il protagonista fosse un paziente psichiatrico non diminuisce la gravità del caso, ponendo l’accento sulla carenza o assoluta mancanza di sicurezza che regna sovrana nei pronto soccorso provinciali.
Ragioni che, spostando l’attenzione su Sora, sommate al personale insufficiente, a condizioni logistiche spesso precarie e ad altre criticità, a fine dicembre scorso hanno indotto i sindacati a scrivere una pesante lettera in cui hanno denunciato la gravissima emergenza che vive quotidianamente il Santissima Trinità della città volsca con specifico riferimento, di nuovo, al pronto soccorso. La missiva, che è stata indirizzata al direttore sanitario del Polo C di Sora, alla dirigente delle Professioni sanitarie e per conoscenza al Commissario straordinario della Asl di Frosinone, ha posto in evidenza le “criticità lavorative che i dipendenti del pronto soccorso dell’ospedale di Sora sono costretti a vivere quotidianamente, la mancanza di sicurezza con l’assenza di una guardia h24, la possibilità di accesso incontrollata nel reparto e – immancabile ciliegina sulla torta – la grave carenza di personale”.
I sindacati, dopo aver rimarcato come “la situazione è diventata ormai insostenibile”, hanno ricordato che finora sono stati “innumerevoli i solleciti e le segnalazioni di intervento a tutela dei lavoratori ed anche degli stessi utenti”, senza che tuttavia, ad oggi, siano state adottate misure idonee a fronteggiare il problema, se non ad eliminarlo quanto meno adeguate per intraprendere la strada per una sua progressiva soluzione o attenuazione”.
Stesso discorso per Frosinone che alcuni mesi fa – si era a metà giugno – ha visto il pronto soccorso del “Fabrizio Spaziani” assurgere agli onori delle cronache nazionali a causa di un fatto davvero grave: un paziente che a calci ha sfondato una delle porte d’ingresso del pronto soccorso e si è scagliato poi contro le barelle, la scrivania e le sedie nell’anticamera che separa dagli ambulatori. Un episodio che si è verificato mentre l’uomo, dopo ore ed ore di attesa, attendeva ancora di essere registrato.
A dicembre, il 20 per l’esattezza, uno dei fatti in assoluto più eclatanti, accaduto ancora presso il Pronto soccorso di Frosinone: un uomo, stanco di attendere il proprio turno per la visita, ha dato in escandescenze aggredendo l’infermiere di triage che gli aveva assegnato, dopo averlo valutato, un codice non urgente e lo aveva pregato di attendere.
L’infermiere è stato ferito al volto e alla testa, a colpi di estintore, dall’uomo in stato di alterazione psicofisica. Prima di essere fermato dagli agenti della Questura intervenuti sul posto, l’uomo ha danneggiato anche i locali dell’accettazione distruggendo suppellettili, porte e vetrate.
Insomma, ce n’è quanto basta per dipingere i pronto soccorso della Ciociaria come una sorta di Far West. Un quadro a tinte fosche in cui le aggressioni al personale sanitario e la poca sicurezza costituiscono tuttavia solo la punta di un iceberg.
La verità è che, come abbiamo potuto constatare ascoltando diversi operatori del settore (che non hanno voluto essere menzionati per motivi facilmente immaginabili) e sentendo anche il parere di semplici cittadini, entrare in un pronto soccorso della provincia è diventato ormai come giocare alla roulette russa: i tempi di attesa per essere registrati, visitati e vedersi assegnato un codice di urgenza e infine, se necessario, un posto letto (che spesso non c’è) sono sempre più lunghi. I pazienti in attesa, ad ogni ora del giorno e della notte, sono costantemente decine e decine, stipati in locali che ne potrebbero accogliere, forse, la metà. E non sono rari i cittadini che denunciano di essere entrati al mattino e di aver dovuto attendere la sera, se non il giorno successivo, prima di essere “accettati”, in piedi, seduti su una sedia o su una barella di fortuna appoggiata nei corridoi.
Ore ed ore di attesa che portano i pazienti e i loro parenti a sempre più frequenti esplosioni di rabbia. All’esasperazione. All’indignazione. A sentirsi lesi nella propria dignità. A vedere in pericolo la propria salute quanto non direttamente la loro vita. E quante volte si è sentito di persone che si sono aggravate senza essere state visitate? Con conseguenze a volte drammatiche. Di qui, ma non può comunque essere una giustificazione, i fattacci di cronaca di cui abbiamo ricordato i più rilevanti degli ultimi tempi.
Dal canto loro, gli operatori sanitari, medici, paramedici e ogni altro tipo di lavoratore della sanità, fanno ogni giorno del loro meglio, andando spesso anche oltre le loro mansioni, sobbarcandosi turni massacranti, gettati senza adeguate armi nelle trincee dei pronto soccorso di Frosinone come di Sora, di Cassino come di Alatri. Ed è di questi giorni la notizia della “fuga” di numerosi medici, anche molto qualificati, dall’ospedale di Sora, dove non riescono più a lavorare in condizioni dignitose.
Trincee, dicevamo, in cui si versano lacrime e sangue, in cui si rischia la vita ogni giorno, i pazienti come gli operatori sanitari. Trincee che avrebbero immediato bisogno di interventi radicali ed efficienti per uscire da una condizione da Terzo mondo. Un quadro che porta i cittadini a rivolgersi sempre più spesso a quelle strutture private convenzionate che, a questo punto occorre dire per fortuna, esistono sul territorio provinciale supportando la sanità pubblica, aiutandola a fronteggiare le emergenze sempre più quotidiane e che costituiscono un’ancora di salvezza per tanti.
Intanto, speriamo che il 2024 trasformi in realtà i solleciti e gli auspici di tutti.