Blitz di Polizia e Finanza, nei guai imprenditori e notai oltre l’ad e 2 funzionari della Bpf, banca da sempre vicina al territorio
Un blitz che ha visto l’impiego di quasi 150 uomini tra finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e poliziotti della Squadra Mobile di Frosinone, quello scattato questa mattina, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Frosinone, che ha portato all’esecuzione di 7 misure di custodia cautelare, 2 in carcere e 5 ai domiciliari. Ben 33 le persone indagate a vario titolo nell’ambito di una maxi inchiesta che vede contestati, tra gli altri, i reati di associazione per delinquere, falso, truffa per erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio, omessa dichiarazione, emissione di documenti e fatturazioni inesistenti e indebite compensazioni di imposte, esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria ed altri reati patrimoniali.
L’indagine, coordinata dal Procuratore capo della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero, riguarda aste truccate e superbonus edilizi, ma è partita grazie ad un’intercettazione delle forze dell’ordine: un uomo, un imprenditore ciociaro, era ‘monitorato’ per traffico di stupefacenti e al telefono avrebbe rivelato come un suo amico stesse facendo soldi grazie alle aste giudiziarie godendo dell’appoggio del direttore generale di una Banca. Da lì è partito tutto, fino a sfociare all’operazione di questa mattina, che ha avuto luogo in particolare (e in contemporanea) nelle città di Frosinone, Sora e Veroli.
È bene sottolineare come la ricostruzione che viene effettuata è quella che emerge dall’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Frosinone e che si è ancora in una fase preliminare delle indagini, per cui vige il principio costituzionale della presunzione di innocenza per gli indagati sino a giudizio definitivo. Ai sensi dell’articolo 27 della Costituzione, infatti, la responsabilità o meno degli indagati per i reati in precedenza indicati verrà stabilita solo all’esito di giudizio definitivo della Magistratura, che ora, anche grazie al gran quantitativo di documenti sequestrati, dovrà fare piena luce sui fatti contestati.
Quello che ad oggi risulta chiaro, però, al di là di quanto verrà poi accertato per quanto riguarda le persone coinvolte, è che l’operazione di polizia di questa mattina ha inferto un duro colpo anche all’istituzione della Banca Popolare del Frusinate, istituto che da sempre è stato legato al territorio ciociaro e che, in questi anni, ha visto anche una decisa crescita.
L’istituto di credito è un punto di riferimento per migliaia di correntisti, oltre che per svariate centinaia di aziende del territorio, che anche grazie alla Bpf hanno potuto investire con serenità per far crescere le proprie attività.
Proprio per questo è bene dividere le contestazioni sollevate alle persone (innocenti fino al terzo grado di giudizio) dalle aziende (in questo caso la banca) onde evitare che vengano a crearsi meccanismi mediatici che possano portare paure ingiustificate ai correntisti e agli utenti dell’istituto più in generale. Ma anche, più in generale, danneggiare l’economia ciociara, magari con la fuga dei capitali verso istituti che non sono del territorio e che, quindi, non fanno di certo i loro investimenti in Ciociaria.
Le dichiarazioni della Banca Popolare del Frusinate
In data odierna su disposizione della Procura della Repubblica di Frosinone, nella persona del Dott. Adolfo Coletta, è stata eseguita una “richiesta di consegna ordine di esibizione” di documentazione afferente l’organizzazione della Banca, la sua attività di gestione e in particolare documenti relativi agli atti di concessione e utilizzo del credito da parte di società facenti capo a due distinti gruppi di imprenditori operanti nel settore immobiliare.
La Banca ha messo a disposizioni degli Organi inquirenti le proprie strutture per assicurare la pronta esibizione e consegna dei documenti richiesti.
Il procedimento per il quale la Procura della Repubblica indaga investe l’Amministratore Delegato della Banca nonché, due funzionari della stessa – di cui uno non più dipendente dell’azienda da circa un anno per dimissioni volontarie – in ipotesi di conflitto di interesse nella valutazione e nella erogazione di crediti a favore di società dei due gruppi di imprenditori edili individuati dalla Procura.
L’esposizione globale dell’azienda nei confronti delle società interessate non supera il 5% dell’intero ammontare dei crediti erogati dalla Banca e risulta assistita da garanzie reali ipotecarie e/o da garanzie fornite da soggetti Istituzionali terzi rispetto ai beneficiari per un importo pari al 200% del credito erogato.
Per una corretta valutazione degli impatti patrimoniali sulla solvibilità della Banca si rammenta che la stessa usufruisce di un patrimonio pari ad € 111 Milioni con un Cet 1 pari al 18,19%, rapporto che rappresenta i fondi propri aziendali rispetto alle attività ponderate per il rischio.
Il Consiglio di amministrazione della Banca esprime piena fiducia nel comportamento della struttura dell’azienda e del suo Amministratore delegato, sulla base delle informazioni in proprio possesso e delle valutazioni condotte per la concessione dei crediti alle società interessate; ci si rimette peraltro alle indagini che saranno condotte dalla Magistratura corroborate dal diritto di difesa di coloro che sono indagati.
In sostituzione dell’Amministratore delegato le funzioni di responsabile dell’esecutivo aziendale restano affidate al Vice Direttore generale.
Le diverse attività inerenti lo svolgimento delle funzioni bancarie sono regolarmente assolte dalla Banca Popolare del Frusinate.