L’albero di Falcone rinasce a ‘Cittadella Cielo’
Sono passati 31 anni dalla strage di Capaci, dove venne assassinato il Giudice Giovanni Falcone e sua moglie. La comunità internazionale di Diritto Pontificio Nuovi Orizzonti ha ricordato il sacrificio del giudice che con coraggio e inarrestabile energia ha combattuto i poteri della mafia, con un importante iniziativa di sensibilizzazione sul tema della illegalità, conclusasi poi con la messa a dimora della Talea di Falcone, pianta simbolo della lotta alla criminalità.
L’evento, tenutosi presso la Cittadella Cielo, sede centrale della comunità che opera nel mondo, ha coinvolto alcune scuole della città di Frosinone già attive nei progetti di prevenzione al disagio giovanile, nei quali i ragazzi e le ragazze sono diventati protagonisti di attività sociali, artistiche e culturali alla scoperta della ricchezza del proprio territorio, ma anche nella crescita di responsabilità nella riqualifica e custodia dei luoghi che sono chiamati a vivere e abitare, concretizzando le indicazioni di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’.
Tra le personalità intervenute anche il tenore di fama mondiale Andrea Bocelli, che nel suo messaggio oltreoceano ha voluto ricordare ai ragazzi che “siamo tutti, nessuno escluso, chiamati a fare la propria parte in questo mondo, per rendere il futuro di tutti più equo e sostenibile”.
S.E Mons. Rino Fisichella nel suo intervento ha affermato: “La talea che vi viene consegnata è un gesto estremamente importante anche perché ha un significato particolare: la talea viene tolta ma ricresce. Il gesto che è stato compiuto vuole dare anche a voi una grande responsabilità: la talea di Falcone, che vuol dire giustizia, ricerca della giustizia, e vuol dire impegno totale, fino al dono della vita, viene messo nelle vostre mani. Sappiate essere sempre corrispondenti con la vostra coerenza, con il vostro impegno, a questa responsabilità che oggi vi viene affidata. Sono sicuro che non verrete mai meno ma sono anche certo che con l’aiuto di tutta la comunità sarete un segno importante. L’ultima volta che sono giunto in mezzo a voi era per accompagnare Papa Francesco, rimane per me indelebile quel momento di gioia. So che oggi sarà altrettanto”
“Non possiamo limitarci a ricordare questo grande uomo. Questa giornata deve essere l’occasione per riflettere sulla legalità e la cura dell’ambiente, ma vuole essere un momento di riflessione per capire insieme cosa possiamo fare”. Ha, invece, evidenziato Chiara Amirante, fondatrice e presidente della comunità intenzionale di diritto pontificio Nuovi Orizzonti Amirante è partita dal racconto propria esperienza personale a fianco di schiave del sesso, tossicodipendenti, giovani in condizioni di disagio e di marginalità, per arrivare a affermare “possiamo fare tanto”. Dalla fondazione di “Nuovi Orizzonti”, ha evidenziato, “sono oltre 700 mila i giovani che si sono impegnati in questa ‘rivoluzione dell’amore’, come la chiamiamo noi, in questo desiderio di riaccendere la speranza. 90% dei ragazzi di quesrtiri bene è in condizioni di disagio. Sono migliaia i ragazzi che grazie a Nuovi Orizzonti sono passati dalla morte alla vita, ma posso dire che è stata un’esperienza difficile”. Dalla presidente e fondatrice di “Nuovi Orizzonti” anche un monito: “Tutto ciò che non facciamo per tutelare il creato, che è la nostra casa comune, tutto ciò che non facciamo per combatere la criminalità organizzata, tutto ciò che non facciamo per aiutare chi ci è vicino, è un peccato di omissione. Come diceva Madre Teresa, ‘quello che possiamo fare è una goccia nell’oceano, ma se non lo facciamo quella goccia mancherebbe. Ecco quella goccia di amore che ciascuno di noi può mettere, se unita a tante altre gocce d’amore, può contribuire a creare meravigliosi arcobaleni che riaccendono la speranza. Il piccolo che ciascuno di voi fa – ha concluso rivolta alla platea di giovani riuniti all’evento – può fare la differenza”.
“L’Italia è un paese “ricchissimo di bellezze naturali” e proprio per questo particolarmente fragile, perchè “tutto ciò che è bello è anche fragile”. Ecco perchè il CUFAA dei Carabinieri favorisce “lo sviluppo dei territori” più remoti del Paese ma sempre con comportanti orientati alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente” Ha evidenziato il generale Antonio Pietro Marzo, Comandante del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabineri. Per Marzo, è stata l’occasione per illustrare alla platea compiti e mansioni del CUFAA: “Siamo una componente di polizia ambientale di 7 mila uomini, l’unica che opera a 360 gradi per la tutela dell’ambiente e per il contrasto ai crimini ambientali. Siamo nei piccoli centri, nelle montagne, nelle zone più remote del paese. I carabinieri l’ambiente lo conoscono, lo amano e lo difendono. Le aree più remote hanno grandissimo problemi perchè abbiamo un paese ricchissimo di bellezze naturali, e tutto ciò che è bello è anche fragile. E quindi il nostro compito non si limita all’attività repressiva: la nostra missione è accompagnare lo sviluppo e il progresso dei territori favorendo comportanti corretti, orientati alla sostenibilità e al rispetto della nostra casa comune”. Poi una riflessione sul significato di “Un albero per il futuro”, il progetto per creare un bosco diffuso della legalità con i Carabinieri della Biodiversità: “Portiamo messaggi con gesti molto simbolici e semplici come quello di mettere a dimora un albero, che significa trovare una casa a un essere vivente. Un essere vivente che combatte il male, la Co2, e la trattiene per ridarci ossigeno, quindi la vita. Basterebbe questo per stimolarci a rispettarlo”. Quanto alla Talea di Falcone piantata nella sede “Nuovi Orizzonti” di Frosinone, “è simbolo di educazione alla legalità in memoria di una persona che si è sacrificata pe il bene comune”, ha concluso Marzo ribandendo il suo invito alla platea di giovani a “valutare quali sono le conseguenze delle nostre azioni” e a “contemperare le nostre attività umane rispettando l’ambiente che ci circonda. Nel nostro pianeta occupiamo uno spazio piccolissimo rispetto agli altri esseri viventi. Non siamo noi padroni del mondo”.
Infine Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, ha sottolineato che “La legge sola non basta. La legalità può in qualche modo garantire il principio di uguaglianza, aiutare i più deboli, essere una regola a cui tendere, ma senza un cambiamento culturale che precede la legge, non ci sarà legge che tenga”. “Oggi viviamo in un mondo tutto sbagliato: guerre, cambiamenti climatici, desertificazione, inquinamento ambientale”, ha proseguito Ruffini citando poi uno scrittore “non credente” come Italo Calvino: “Ci sono due modi per vivere nell’inferno del mondo: o accetti l’inferno così com’è e ne diventi parte oppure devi cercare nell’inferno quello che inferno non è, farlo vivere, dargli spazio ed essere noi stessi semi di qualcosa di nuovo”. Così, piantare una talea “vuol dire questo: noi stessi seminando il bene raccoglieremo il bene”. E’ quello che Papa Francesco evidenzia nell’enciclica Laudato Si’: “Il bene mio sta nel bene nell’altro. Il bene, se non è comune non è neppure più il mio bene”. Un principio che, secondo il prefetto, non può e non deve essere limitato alla sfera della religione, ma dev’essere “anche il senso più profondo della giustizia. Invece siamo abituati a un rispetto formale della legge, più che a un rispetto sostanziale che ci fa essere parte di un destino comune”. Il Papa, ha concluso, ci ricorda che: “Il cambiamento non appartiene ad altri, ma ad ognuno di noi, nei piccoli e nei grandi gesti. Dobbiamo tutti, attraverso i nostri comportamenti, provare a cambiare. Ciò che abbiamo davanti è frutto anche dei nostri comportamenti o delle nostre omissioni e che qualsiasi momento è buono per cambiare”.