Al via il valzer delle nomine, Meloni vara lo spoils system
Procede spedita la rivoluzione del governo sulle nomine. Già due le pedine cambiate negli ultimi giorni con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che medita ulteriori avvicendamenti nelle prossime settimane, specialmente sul fronte Economia. È il classico balletto dello spoils system, il meccanismo per cui i maggiori dirigenti della Pubblica amministrazione cambiano con l’arrivo di un nuovo esecutivo. Tutto va fatto però entro il 24 gennaio, termine ultimo secondo la legge Bassanini, norma per la quale gli incarichi di funzione dirigenziale, come i vertici dei ministeri o delle agenzie, cessano novanta giorni dopo il voto di fiducia del governo. Le polemiche quindi non mancano, con l’opposizione che protesta per le scelte dal governo.
I DIRIGENTI CON LE VALIGIE PRONTE
Il primo a fare le valigie è stato Giovanni Legnini, sostituito pochi giorni fa nel ruolo di commissario straordinario del governo per la ricostruzione del sisma del 2016. A prendere il suo posto sarà l’ex sindaco di Ascoli, e attuale senatore Fdi, Guido Castelli. Poi è stata la volta di Nicola Magrini che tra poche settimane non sarà più il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Ma non finirà qui, specialmente l’Economia potrebbe subire stravolgimenti. La premier sembra infatti intenzionata a mandare via anche Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro in carica dal 2018. Fdi vorrebbe lasciare scadere il suo mandato al 24 gennaio, termine ultimo per indicare un nome di più stretta fiducia nello snodo cruciale per i conti pubblici. Contrari Lega e Forza Italia. Entro quella data si conoscerà poi il destino anche di Marcello Minenna (Dogane), Alessandra Dal Verme (Demanio) ed Ernesto Maria Ruffini (Entrate). Il primo è dato in uscita, in bilico la seconda, verso la riconferma il terzo.
CHI SI SALVA
Fuori dalla deadline del 24 gennaio, e dunque dal rischio spoils system, ci sono poi altre scadenze come quelle primaverili del presidente Inps Pasquale Tridico e del commissario Anpal Raffaele Tangorra. Il governo però medita modifiche anche qui. Difficile, ad esempio, che a maggio possa restare Tridico, uomo di fiducia indicato dal governo Conte.
IL VALZER NELLE ‘GRANDI 6’
Sempre in primavera ci sarà il valzer nei vertici e nei cda delle 6 grandi quotate in Borsa controllate dal Mef: Enav, Enel, Eni, Leonardo, Poste e Terna. La prassi delle nomine pubbliche prevede un ricambio dopo tre mandati successivi ma la crisi energetica stavolta potrebbe far cambiare i piani e favorire conferme anche dopo il terzo mandato. Più lunghi i tempi di Cdp e Fs, i cui vertici sono previsti in scadenza per il 2024 con l’assemblea di approvazione del bilancio 2023. Ma la Meloni anche qui spera di accorciare i tempi sostituendo Dario Scannapieco, ad Cdp.
LA PROTESTA DELLE OPPOSIZIONI
Protesta l’opposizione. Per il segretario Pd Enrico Letta “è un brutto segnale lo spoils system del governo applicato alla gestione del terremoto”. Giorni fa il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva invece tuonato: “Bisogna usare il machete contro chi si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo. Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese”. Nella conferenza di fine anno, la premier Meloni aveva comunque annunciato la sua volontà di mettere mano anche alla Bassanini. “Serve una revisione profonda della legge – aveva detto – se io ho la responsabilità ce l’ho nel bene e nel male. Se sono quello che se ne assume la responsabilità sono anche quello che decide”.
fonte Agenzia DIRE www.dire.it