Violenza sulle donne: i numeri in Ciociaria. Un fenomeno non solo fisico ma anche psicologico ed economico
Picchiate, sfigurate, accoltellate, massacrate, uccise. Gli ultimi numeri ufficiali relativi ai crimini che colpiscono le donne, la loro libertà e il loro stesso diritto di vivere, sono quelli snocciolati nell’ultimo dossier del Viminale, relativo al 2023. I femminicidi sono stati 106: un dato in linea con quelli degli ultimi tre anni. Poco meno di uno ogni tre giorni. E il 2024 è iniziato nel peggiore dei modi con 3 donne ammazzate: una il giorno di Capodanno e due nello stesso paese venerdì 5.
A uccidere restano in prevalenza partner ed ex partner, autori di un quinto dei reati, per la maggior parte a sfondo sessuale. Ma anche conoscenti e familiari per un reato che, rimasto per decenni sommerso nel silenzio omertoso delle mura domestiche, rappresenta il concetto stesso di sopraffazione e discriminazione di genere. Gli italiani, con il tempo, sottolinea il Censis, hanno maturato una certa consapevolezza: il 73,2% è convinto che quello della violenza sulle donne sia un «problema reale della nostra società», dove la disparità tra uomini e donne resta forte e presente.
Ne abbiamo parlato con i responsabili di un centro antiviolenza della provincia di Frosinone, che, per motivi immaginabili, hanno preferito restare nell’anonimato ma che da tempo sono in prima linea nella dura battaglia contro la violenza sulle donne.
Quali sono i numeri del fenomeno in provincia?
“I nostri servizi coprono due diversi territori, uno a est e uno a nord della provincia. Nel 2023 le richieste di aiuto pervenute sono state pari a 73. L’80% riguardavano la richiesta di informazioni, sostegno individuale ed assistenza legale. Più del 50% delle donne denunciava episodi di violenza fisica, psicologica ed anche economica, il 20% episodi di stalking. Il lavoro congiunto con forze dell’ordine e magistratura ha portato all’emissione di diversi provvedimenti cautelari quali divieti di avvicinamento, arresti e allontanamenti dalla casa familiare”.
A quali principi si ispira il vostro Centro Antiviolenza?
“L’importanza della centralità del punto di vista della donna nella ricerca di soluzioni e risposte al suo problema. Il processo di empowerment (rafforzamento) delle donne al fine di riguadagnare potere e controllo sulle proprie vite. Il valore per le donne di condividere la stessa esperienza con altre donne in situazioni simili. L’impegno a rispondere ai bisogni dei figli e delle figlie delle donne che hanno subito violenza e quindi a riconoscere anch’essi vittime della violenza maschile”.
Quali sono, invece, le attività svolte?
Il centro antiviolenza svolge le seguenti attività: accoglienza telefonica h24 (1522 il numero nazionale); Colloqui individuali; Ospitalità in casa rifugio; Supporto ai minori vittime di violenza diretta o assistita; Assistenza/consulenza legale; Consulenza psicologica; attività di sensibilizzazione e prevenzione; Orientamento e accompagnamento al lavoro e alla formazione; Raccordo territoriale con i servizi (Asl, Servizi Sociali, Forze dell’ ordine, Tribunali); Costruzione di tavoli locali, reti regionali, nazionali e internazionali; Raccolta dati e monitoraggio; Ricerca; Formazione rivolta a operatori/trici socio-sanitari, del mondo giudiziario e delle Forze dell’ordine”.
Avete anche una “casa rifugio”…
“Sì, la struttura, che è collegata al centro antiviolenza, è attiva dal 2020 nel sud della provincia. La struttura nasce in un bene confiscato e rappresenta un luogo sicuro dove poter ricostruire la propria vita. L’équipe formata da personale femminile e specializzato, sostiene le donne e i/le loro figli/e nell’uscita dalla violenza e nel raggiungimento dell’autonomia. All’interno della casa vengono svolte le seguenti attività: Colloqui individuali e di gruppo; Assistenza legale; Accompagnamento ed orientamento nella ricerca del lavoro; Accompagnamento all’autonomia abitativa; Supporto ai minori vittime di violenza assistita; Lavoro di rete con i servizi territoriali”.
Quali i numeri della “casa rifugio”?
“Dall’apertura la casa ha accolto 12 nuclei composti da donne sole e/o con figli e ha gestito 30 richieste di accoglienza in emergenza, donne cioè che si sono dovute allontanare da casa a seguito di un’aggressione dal partner e che necessitavano di una protezione immediata prima di definire il proprio percorso. La casa ed il centro continuano quotidianamente il lavoro incessante di promozione di una cultura della parità e della non violenza, per la libertà delle donne”.