* PRIMO PIANOCronaca

Frosinone, i comitati dicono no al biodigestore

“Non ci sorprende l’ulteriore sollecito dello scorso 7 febbraio 2024 della società Maestrale per l’ottenimento dell’autorizzazione alla costruzione di un biodigestore, in prossimità del quartiere Corso Lazio e Scalo per la produzione di biometano, derivante dal trattamento di 50.000 tonnellate l’anno di rifiuti umidi (FORSU). Non ci sorprende affatto, visto che l’iter di valutazione di impatto ambientale (VIA) del progetto risulta ancora pendente, dal momento che né d’ufficio la Regione Lazio, né l’Amministrazione comunale Mastrangeli hanno presentato richiesta di archiviazione del procedimento, atto dovuto in quanto sono più che scaduti i termini di approvazione della VIA”

“Per ragioni esattamente opposte a quelle della società, questo Coordinamento ha invece reiterato richiesta di archiviazione per ben tre volte, evidenziando inoltre ai cittadini che l’Amministrazione comunale ha di fatto rinunciato anche ad esprimere il parere di compatibilità territoriale dell’impianto. Tale parere è stato sollecitato dalla Regione Lazio fin dal luglio 2023, ovvero con un ampio margine di tempo concesso all’inadempiente Amministrazione comunale, che avrebbe potuto diversamente introdurre in atti elementi di precauzione e protezione dell’Ambiente, della Sicurezza e della Salute dei cittadini, interventi essenziali che, per ruoli, funzioni e competenze, spettano al Comune, soprattutto in un comune come Frosinone, che viceversa ha scalato senza tutele tutte le classifiche negative sulla qualità dell’aria. Ed ecco così che l’approvazione del progetto, con carenza d’istruttoria e inadempienze della amministrazione comunale, si fa sempre più vicina”.

“Tale sventurata ipotesi troverebbe conferma nella prospettiva di voler avviare indagini conoscitive sullo stato di salute dei residenti “per acquisire i dati sanitari relativi il prima ed il malaugurato dopo insediamento del biodigestore”. L’indagine, volontaristica ed effettuata da soggetto privato, è irrilevante per il procedimento autorizzativo in corso e, in una confusione di ruoli e competenze, di nessun ausilio al corretto iter procedurale. A tal proposito giova invece evidenziare come di recente siano stati resi pubblici gli esiti – disastrosi ed allarmanti – del nuovo studio epidemiologico del programma regionale Eras Lazio sulla popolazione che vive vicino ad impianti di trattamento dei rifiuti. Anche questo terzo studio, nell’esaminare la situazione di 9 discariche laziali, non prende in considerazione quella di Frosinone. Al momento non conosciamo i motivi di tale esclusione e lo vorremmo sapere dall’Amministrazione comunale”.

“Del resto, come appena richiamato e più volte ribadito, innumerevoli studi ufficiali, condotti dal Ministero della Salute e dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, offrono risultati inequivocabili sulla condizione sanitaria della popolazione di Frosinone e solo i risultati del monitoraggio Arpa Lazio delle polveri sottili attestano la qualità dell’aria allo Scalo, che già senza l’incremento dato dall’impianto di cui trattasi “regala” a Frosinone il primato di città più inquinata d’Italia.”

“Prevale il convincimento che il Sindaco, in qualità di prima autorità sanitaria del territorio, e i consiglieri comunali, che condividono la responsabilità della salute dei concittadini, continuino a non occuparsene e a omettere di assumere gli atti dovuti per legge e compresi nel ruolo decisionale affidato loro dagli elettori. Tali azioni sono le sole in grado di influire sul destino del procedimento”.

“Questa Amministrazione Comunale se volesse impedire veramente l’autorizzazione del biodigestore, proposto certo non per il bene del nostro territorio, dovrebbe agire in modo trasparente, esercitando correttamente il proprio ruolo di responsabilità a tutela della cosa pubblica, senza cercare con inutili espedienti di “mettere la polvere sotto al tappeto”. A Frosinone di polveri ce ne sono già a sufficienza.” Lo evidenziano il Coordinamento del Comitato NO biodigestore Frosinone – Valle del Sacco, il omitato residenti Colleferro e i cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni.