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Frosinone, il PD “inceppato”

Chi sarà il coordinatore del circolo Pd di Frosinone? Un quesito che da un paio d’anni aleggia come uno spettro sulle teste dei dirigenti del partito. La risposta nel momento in cui scrivo ancora non c’è e la notizia, ancora una volta, è che la faccenda non desta i sonni del popolo. Per niente.

Di questo, sarebbe il caso, si preoccupassero i dirigenti del Partito Democratico. Del fatto, cioè, che la loro inconcludenza non desta più interesse, che sembra un fatto normale e che se il circolo del partito del capoluogo ha o meno un assetto non cambia una virgola nell’andamento sociale, economico e organizzativo della città. In una parola non serve alla politica.

Un Capoluogo penalizzato dall’assenza di un’importante parte politica in piena efficienza

Ovviamente non è così un Pd efficiente serve eccome alla politica. Se la rappresentanza politica di Frosinone ha le carte in regola, competenza e credibilità conta eccome. Se il partito più votato alle ultime Comunali ha o meno la serenità di produrre idee, contrapporsi in modo costruttivo ai suoi avversari, servire da pungolo per una migliore amministrazione, vigilare sul suo buon operato e denunciarne le eventuali defaillance, non è indifferente. Un capoluogo di provincia deve avere un ruolo trainante, di guida, in ogni campo, la dialettica democratica ha un enorme peso. Il commissariamento infinito del Partito Democratico di Frosinone causa una zoppia nel sistema e lo indebolisce, lo inceppa. Un discorso valido questo per qualsiasi forza politica che abbia dignità di rappresentanza popolare, non solo per il PD ovviamente.

Segreteria del Circolo frusinate, l’imbarazzante e insensato confronto tra inesperienza e competenza

Ma la cronaca di questi giorni si concentra giustamente sul Pd frusinate nel quale vivono due o tre scuole di pensiero contrapposte che, se condannano all’inconcludenza o all’eccessiva lentezza, non si salvano con il mantra della ricchezza del pluralismo ma sprofondano nella povertà della confusione quella che resta, comunque, la principale forza di centrosinistra. C’è chi vorrebbe una guida giovane, chi una esperta, chi una non meglio identificata affidata a una figura di prestigio e di mezza età. Una situazione deflagrante e dispersiva che denuncia anche la mancanza della costruzione di una classe dirigente che assicuri un ricambio. Chi può dar torto a coloro che ritengono l’affidare il partito della città più importante della provincia a un giovane inesperto, dopo tre sconfitte di seguito alle comunali, un salto nel buio (che nasconde l’ennesimo burrone)? Perché, senza sé e senza ma, non è stata accolta con soddisfazione unanime e rassicurazioni d’indipendenza la possibilità che a prendere le redini del partito frusinate fosse l ’ex sindaco Marini, cioè uno che conosce a menadito la macchina amministrativa, quella di partito, la città, i suoi equilibri e le sue dinamiche sin nel midollo? Chi impedisce che a un segretario esperto come lui si uniscano energie giovani che possano crescere e fare esperienza, cioè l’uovo di colombo per risolvere al meglio questa situazione e realizzare la sintesi tra le proposte?

Candidature: il caso Frosinone non può essere rinviato

Non basta. Strettamente collegate al problema del circolo cittadino ci sono le lotte per le candidature. I consiglieri comunali del capoluogo chiedono una rappresentanza, da subito, a piazza Gramsci. La risposta dai vertici del partito è stata tiepida, vale a dire che è stata negativa. Permettere la candidatura di un consigliere frusinate senza garantirgli l’appoggio per l’elezione coincide con un diniego. E’ il motivo per il quale si parla in queste ore di un ritiro dalla lizza di Angelo Pizzutelli. Notizia, per la verità, non esatta. Proprio in queste ore si continua a discuterne. Un caso, quello del richiamo all’attenzione da parte dei consiglieri comunali frusinati del Pd, che non può essere nascosto sotto il tappeto dell’opportunità questa volta. E’ che il partito ha troppe vertenze interne da risolvere e ormai, avendo perso le Regionali, troppo poche soluzioni per dirimerle. Come quietare la situazione cassinate senza sostenere almeno per un seggio provinciale una pantera inferocita come Barbara Di Rollo? E del consigliere cassinate uscente che cosa se ne può fare? Delle giuste ambizioni di Ferentino dove vogliono in pista per Palazzo Jacobucci un vincitore della battaglia interna e la guerra esterna come Vittori che cosa può farne il Pd? Insomma tanti davvero i problemi da risolvere con pochissime caselle da occupare e senza più lo sfogo, inoltre, del Polo Civico.

Lo scontato esito dell’operazione “Polo Civico”

La soluzione lista civetta di centrosinistra “Polo Civico” che si inventò Francesco De Angelis per le ultime elezioni provinciali (poi anche Comunali ma… questa è un’altra storia con simile epilogo) si è dimostrata quel che era ampiamente prevedibile. Uno scambio impari con la garanzia di elezione offerta ad esponenti provenienti da destra e che a destra ora tornano. Senza fronzoli, non si parla a caso di Alessandro Cardinali in Fratelli d’Italia. A meno che la concorrenza dei sindaci Caligiore e Fiordalisio non gli sbarrino la strada. Ma sono tutte cose che col Pd non c’entrano niente. O meglio, non c’entrano più niente e poi il semplice fatto che si “ipotizzi” la dice lunga.

Dal campo largo alla stanza vuota

Molto interessante l’iniziativa del segretario provinciale del Partito Democratico, Luca Fantini. E’ in missione per la ricomposizione di un campo di centrosinistra. La cosa è seria e, di per sé, ha un senso immediato. Non c’è niente di più naturale infatti che il principale partito di centrosinistra tenti di compattare un centrosinistra. Non c’è oggi e non ci sarebbe stato ieri niente di più naturale. Se non fosse che proprio quando in tanti invocavano la ricostruzione di un campo di centrosinistra prima di importanti appuntamenti elettorali, cioè un’operazione politica che avrebbe consentito, se non di vincere le elezioni, almeno di ricostruire un percorso la risposta è stata: accordi con chiunque pur di ottenere uno strapuntino. Il risultato oggi è che nella stanza dove Fantini richiama il centrosinistra a raccolta torna indietro una sinistra eco. Articolo Uno è riconfluito quasi completamente nel PD, il M5S può essere un alleato elettorale ma certamente non un organico componente di una coalizione politica, i vari civici propendono sempre per il vincitore che in questo momento è altrove e il resto non ha seguito significativo. Insomma se ora l’imperativo è ricompattare, richiamare all’ovile, smettere di litigare (questo l’appello del leader Francesco De Angelis degli ultimi tempi) c’è da compiere prima un’altra operazione: sgombrare le macerie e ricollocare la prima pietra.

Dario Facci

Giornalista, fotoreporter e videomaker. Suoi articoli sui quotidiani: L’Unità, La Repubblica, sui mensili Lo Stato delle Cose, Qui Magazine, Numero Zero, To Be, O. Ha lavorato presso le redazioni di RadioTeleMagia, RTM Televisione, TVN Televisione; ha condotto una trasmissione presso RadioDay. Ha diretto entrambi i quotidiani frusinati Ciociaria Oggi e La Provincia Quotidiano; coordinatore dell’edizione provinciale del quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale; direttore del bimestrale di cucina professionale Accademia del Buongustaio; direttore del mensile Perté, del settimanale Perté Week e del quotidiano online Perté Online. Suoi articoli appaiono su TG24.info, sul quotidiano online TuNews24.it e sul settimanale cartaceo Tu News. È autore dei blog dariofacci.it e lacucinadellazio.com. Sue fotografie sono state pubblicate da giornali italiani ed esteri.