Tajani, baci e libertà
“Gli schiaffi sono la violenza, i baci sono la forza”. Ha concluso così la sua apparizione nella notte di Rai Uno il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, protagonista della confidenziale intervista notturna di Gigi Marzullo.
Tenendo fede alla promessa di non parlare di politica ma di rendere finalmente noto qualcosa di sé stesso, Tajani è apparso colloquiale, contrariamente al solito. Una brillante luce negli occhi che a volte, quando si parlava della famiglia o di Silvio Berlusconi (dai tratti umani indimenticabili), ha tradito persino la commozione.
Ha raccontato della sua infanzia, della mamma insegnante di lettere e del papà militare, dell’educazione rigida e della voglia di libertà sin da subito, della Francia che ha visto i suoi primi passi nel mondo ai nonni ciociari, la cui saggezza non ha mai dimenticato.
Soprattutto ha parlato del suo amore, la moglie Brunella e dei suoi due figli, della passione per il giornalismo, dell’esperienza nei servizi sportivi della Rai dove si è formato al passaggio in cronaca addirittura a Il Giornale di Indro Montanelli. La sua prima lezione: “devi scrivere in modo tale da farti capire da chi ha la quinta elementare e da interessare coloro che hanno la laurea”. Un assioma della nostra professione.
Poi il collegamento con don Aldo Bonaiuto, nella sua comunità “Giovanni XXIII” di Fabriano, alla quale il vice premier è molto vicino. Nelle parole del prete soprattutto la descrizione della generosità, una disponibilità costante. E’ a questo punto che Tajani ha raccontato di essere il padrino di battesimo di una bimba nigeriana che, grazie ai suoi uffici, è riuscito a rintracciare e a far arrivare in Italia dove la sua mamma, disperata, ne piangeva ormai la perdita.
Tajani ha anche ricordato la comunità di Padre Matteo Tagliaferri, quel posto tra le colline di Trivigliano a due passi da Fiuggi dove il ministro degli Esteri risiede, e del quale è assiduo frequentatore.
Ha chiesto, come canzone preferita, “La vie en rose”, classico dei classici di Edith Piaf, in onore della sua infanzia felice oltralpe. Ha parlato a lungo della sua doppia fede calcistica: quella di sempre per la Juventus e quella per il Frosinone, in nome della sua parte ciociara. Ha spiegato che di Forza Italia ha voluto essere il segretario nazionale, non il presidente. Ovviamente perché di presidente quel partito ne avrà sempre uno solo: Silvio.
Insomma la partecipazione a “Sottovoce” di Antonio Tajani, politico dal cursus honorum spaventoso, enorme, è sembrata incredibilmente una consacrazione. La dimostrazione di familiarità che serve a un ex presidente del Parlamento Europeo, ministro e capo di un partito per diventare, in questo bizzarro e antichissimo paese qual è l’Italia, un politico che possa aspirare ad accedere al ristretto circolo della popolarità e forse della storia.