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Fiat di Cassino story – Mezzo secolo e poi? (terza parte)

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La vera costruzione dello stabilimento FIAT di Piedimonte San Germano fu caratterizzata da frequenti contrasti tra l’ASI di Frosinone e la direzione del colosso automobilistico. I problemi maggiori si incontrarono per la realizzazione delle infrastrutture necessarie al buon funzionamento dello stabilimento. Problemi successivi all’entrata in funzione della fabbrica avvenuta nel settembre del 1972 (inaugurazione il 15 ottobre) con la produzione della “126” e l’impiego di 1.200 operai.

Secondo la direzione della FIAT il consorzio industriale ciociaro non rispettava i programmi. L’ingegner Cesare Bracco, direttore dello stabilimento di Mirafiori definì senza mezzi termini il comportamento dell’ASI “all’insegna dell’improvvisazione”. Il presidente di ASI ribatteva che invece il consorzio aveva fatto ben più di quanto era dovuto.

In “Paese Sera” del 15 ottobre 1973 si legge: “Il Presidente del consorzio industriale replica alle critiche della Fiat. Francesco Battista propone una tavola rotonda con i rappresentanti della Fiat di Piedimonte per discutere delle infrastrutture nel Cassinate. Accusa la Cassa per il Mezzogiorno di legare, con il suo burocratismo, le mani al Consorzio”.

Ne “Il Tempo” del 17 ottobre 1973 si legge “La polemica tra Fiat e Consorzio va risolta con un franco confronto. La visita organizzata nello stabilimento di Piedimonte dall’Asi ha svuotato di consistenza un contrasto inutile”.

La faccenda non fu esente da complicazioni di carattere politico. Specialmente nel momento in cui si iniziò a discutere del “chi deve fare cosa” tra i diversi protagonisti: Fiat, Asi e Regione Lazio.

Si legge su “Partiti e Società nel Lazio Meridionale” di Ermisio Mazzocchi proprio in riferimento a questi fatti: “Una diatriba che coinvolge in particolare la DC e il PSI (che aveva la presidenza della Giunta Regionale del Lazio). I due partiti miravano ad affermare il proprio ruolo decisivo per gli interventi di realizzazione del nuovo stabilimento. I rapporti tra le parti rivelavano un diverso atteggiamento rispetto ai problemi maturati in vista dell’insediamento industriale. Mentre la casa automobilistica aveva bisogno di avere una struttura in piena efficienza e, quasi a rivendicare un riconoscimento incondizionato per aver scelto di essere presente in questo territorio, non intendeva sottostare a critiche o a dissenso”.

IL TRENO DEI DESIDERI E DELLA DISCORDIA

In particolare ad agitare gli animi fu il ritardo nell’affidamento dei lavori per la costruzione della ferrovia necessaria all’ingresso dei materiali direttamente all’interno dell’area di lavoro. Nella corrispondenza tra Gilberto Bernabei (il Capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio), il presidente di Asi, Francesco Battista e il Presidente della Regione Lazio, Giulio Santarelli, si legge come il collaboratore di Andreotti intervenisse in modo deciso nel sollecitare le parti a definire il progetto ferroviario perché “è essenziale fare presto” e “se possiamo portare in porto questa cosa che ci è costata moltissima fatica, credo che potremmo essere tutti soddisfatti”.

LA CARICA DELLE ASSUNZIONI. ECCO CON QUALI CRITERI

Le assunzioni per il nuovo stabilimento Fiat furono migliaia. Vennero effettuate mediante gli uffici di collocamento secondo le direttive di una Commissione Provinciale che divisero i posti di lavoro tra le varie aree del territorio.

La selezione venne fatta in base alla specializzazione. Ci fu quindi una prima discriminazione tra quanti poterono sopportare i costi del corso di formazione e quanti non potevano permetterselo (era previsto un pagamento ma scarso e con molto ritardo, 600 lire al giorno più 120 per ogni figlio). La Provincia di Frosinone, per aiutare i giovani a fruire del corso di formazione professionale presso il centro Ciapi di Caserta, stipulò una convenzione con l’Istituto Sant’Antonio della città campana che fornì loro vitto e alloggio dietro il pagamento di 27 milioni di lire in tre anni.

La Commissione provinciale per il collocamento, nella seduta del 22 gennaio 1973, decise, ai sensi della Legge 10 febbraio 1961 n.5, di ripartire i posti dei dipendenti presso la Fiat di Piedimonte San Germano come segue: il 47% dei posti disponibili ai residenti nel Cassinate; il 10% per coloro che risiedevano nella zona industriale di Ceprano; il 20% per i residenti nella zona di lavoro di Frosinone; il 23% per i residenti nella zona industriale di Sora.

ASSUNZIONI, CLIENTELE E ADDIRITTURA SOSPETTI DI RACKET

Com’era facilmente prevedibile il sistema delle assunzioni mediante Ufficio di collocamento per garantirne l’imparzialità non fu esente da sospetti di interferenze, critiche e anche battaglie politiche. Si registrarono proteste e denunce specialmente da esponenti del partito comunista. Gli intrecci tra politica e posti di lavoro conquistarono le pagine dei giornali nazionali. Andreotti, sempre attraverso il suo Capo di Gabinetto, fu costretto a intervenire per accertare la veridicità o meno di alcune voci circa speculazioni sulle assunzioni. Bernabei scrisse una lettera al Prefetto di Frosinone, Felice La Corte, il 24 gennaio 1972 nella quale scrisse: “Continuano a circolare voci che per l’assunzione agli stabilimenti della provincia di Frosinone, specialmente per la FIAT, gli assunti dovrebbero promettere o versare tra le 300 e la 440mila lire. Bisognerebbe che tu pregassi sia il Questore sia il Comandante dei Carabinieri di diramare istruzioni e stare molto all’erta perché bisogna colpire e stroncare la cosa che è la più ignobile che si possa fare”. Seguirono inchieste e relazioni mensili sulla situazione e sulla faccenda dei soldi per le assunzioni, dietro ampie rassicurazioni, gli animi si rasserenarono. Non così per le ingerenze politiche che continuarono, a quanto pare, fino al grado di massima espansione dello stabilimento.

Dario Facci

Giornalista, fotoreporter e videomaker. Suoi articoli sui quotidiani: L’Unità, La Repubblica, sui mensili Lo Stato delle Cose, Qui Magazine, Numero Zero, To Be, O. Ha lavorato presso le redazioni di RadioTeleMagia, RTM Televisione, TVN Televisione; ha condotto una trasmissione presso RadioDay. Ha diretto entrambi i quotidiani frusinati Ciociaria Oggi e La Provincia Quotidiano; coordinatore dell’edizione provinciale del quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale; direttore del bimestrale di cucina professionale Accademia del Buongustaio; direttore del mensile Perté, del settimanale Perté Week e del quotidiano online Perté Online. Suoi articoli appaiono su TG24.info, sul quotidiano online TuNews24.it e sul settimanale cartaceo Tu News. È autore dei blog dariofacci.it e lacucinadellazio.com. Sue fotografie sono state pubblicate da giornali italiani ed esteri.