Fisiatria, riabilitazione e l’importanza di ausili e protesi: intervista al professor Gianpaolo Ronconi

Aiutare il paziente a tornare alle sue normali attività dopo un intervento chirurgico. E non solo. La Fisiatria si occupa di curare patologie, a volte invalidanti,  con l’obiettivo di ristabilire l’autonomia funzionale del paziente attraverso l’impiego di diversi trattamenti mirati. Ne abbiamo parlato con il professor  Gianpaolo Ronconi,  Direttore degenze e Servizi di Riabilitazione del Policlinico Universitario ‘Agostino Gemelli’, professore Associato Università Cattolica del Sacro Cuore.

Professore, il fisiatra è uno specialista che si occupa delle patologie che causano l’alterazione delle funzioni dell’apparato locomotore. Può spiegare la funzione ?
“Il fisiatra è il medico specialista della riabilitazione, che ha competenze cliniche in diverse branche essendo la medicina riabilitativa caratterizzata da forte trasversalità ed interdisciplinarietà. La medicina riabilitativa è una branca specializzata nella diagnosi, nel trattamento e nella cura dei disturbi delle patologie del movimento (sia in campo ortopedico che neurologico e non solo), che ha come obiettivo il massimo recupero delle funzioni e delle abilità motorie/relazionali del paziente”.

A volte i pazienti confondono le figure professionali. Può dire quali sono le differenze tra fisiatra e fisioterapista?
“Sono due figure professionali ben distinte, la differenza non riguarda solo il ruolo, ma coinvolge anche il percorso formativo. Il fisiatra è un medico che ha conseguito una laurea in Medicina e chirurgia ed è uno specialista della riabilitazione che valuta il paziente, individua le problematiche e prescrive la terapia più idonea. Il fisioterapista non è un medico, ma è un professionista della riabilitazione, che si prende cura del paziente e lo tratta in base a una prescrizione medica specialistica”.

Il fisiatra collabora con molti specialisti ed è una figura fondamentale in molti percorsi multidisciplinari: qual è il suo ruolo nei trattamenti riabilitativi?
“Come ho affermato prima, la branca riabilitativa è caratterizzata da forte trasversalità ed interdisciplinarietà (ortopedia, neurologia, reumatologia, pediatria, geriatria, etc.), il ruolo del fisiatra è quello di responsabile di un team interdisciplinare composto da varie figure mediche e professioni sanitarie, redige il cosiddetto piano terapeutico riabilitativo individuale, che è unico per ciascun paziente preso in carico e inoltre lo segue durante tutto il percorso riabilitativo che lo condurrà ad un recupero delle funzioni e dell’autonomia. Se vogliamo fare un paragone, possiamo affermare che il fisiatra è un artigiano, come il sarto confeziona su misura un abito per il proprio cliente, così il fisiatra individua il piano terapeutico riabilitativo in base alle problematiche del paziente”. 

Può illustrare anche il ruolo del tecnico ortopedico?
“È un professionista sanitario che su prescrizione ed indicazione medica specialistica, costruisce, adatta e applica protesi, ortesi e ausili, partecipa all’equipé multi disciplinare riabilitativa con il confezionamento e la fornitura dei vari dispositivi utili al raggiungimento del fine prefissato”. 

Il fisiatra si occupa anche di prescrivere  ausili, come tutori, plantari, protesi, busti e carrozzine. In quali casi questo avviene e quali sono i benefici per il paziente?
“Protesi, ausili e ortesi sono importantissimi strumenti nel percorso riabilitativo di un individuo, in quanto possono essere di grande aiuto sia nel recupero di una funzione corporea, sia nel favorire le attività della vita quotidiana e la partecipazione alla vita sociale di un paziente. Quindi, laddove il fisiatra si rende conto della necessità da parte del paziente di un dispositivo che possa aiutarlo nella sua disabilità o menomazione, formulerà la prescrizione più idonea in base alle carattiristiche morfo funzionali dell’individuo”. 

In che modo l’innovazione tecnologica ha aiutato il mondo della riabilitazione?
“Negli ultimi anni, complice anche la situazione pandemica mondiale, l’innovazione tecnologica in ambito riabilitativo ha subito una grossa accellerazione con lo scopo di ottimizzare il miglioramento funzionale dell’individuo con disabilità nell’interazione con l’ambiente che lo circonda. Quindi piattaforme riabilitative, realtà virtuale, teleriabilitazione, esoscheletri e device robotici ci offrono la possibilità di migliorare le soluzioni preesistenti e di raggiungere nuovi obiettivi nel campo della riabilitazione. Al momento, tuttavia le tecnologie disponibili non sono in grado di sostituirsi alla adattabilità e alle capacità manuali del professionista della riabilitazione. La robotica, quindi, deve essere intesa come un ulteriore strumento nelle mani del professionista per integrare e supportare il lavoro ed aumentare quelli che sono gli scopi terapeutici individuali del paziente. Comunque ci sono ancora molti limiti che rallentano la progressione delle tecnologie in ambito riabilitativo, i costi ancora troppo elevati della progettazione e della realizzazione dei nuovi device e il numero ancora troppo esiguo di studi scientifici non sufficientemente validati”.