Travaglio Pd, la botta della Battisti

La botta è forte. Quella che ha dato Sarà Battisti, consigliera regionale del Lazio del Pd ma, soprattutto, dirigente di quel partito da anni, nel quale ha ricoperto cariche dirigenziali importanti. La dichiarazione affidata alla sua pagina FB ha il sapore della ribellione. A chi? Alla massima dirigenza del suo stesso partito: la ribellione ai vertici. Non si vede altrimenti con chi ce l’avrebbe la Battisti quando parla di insulto alla comunità di iscritti e militanti in relazione a “quanto sta accendendo in queste ore nel nostro partito”. Certamente la Battisti sa meglio di noi cosa sta accadendo all’interno del Partito Democratico ma appare evidente che abbia molto mal digerito la stretta morale seguita ai ben noti recenti fatti di cronaca, pugliesi e piemontesi, il codice etico per le candidature in emanazione per setacciare i candidati e tutto quello che la consigliera chiama “liste di proscrizione confezionate da altri”. Altri chi? La Battisti per caso si riferisce ai Cinquestelle? Magari ai servizioni in materia di organi di informazione da sempre vicino ai pentastellati? Trattasi in ogni caso di dichiarazioni molto forti contro l’establishment attualmente egemone del Pd. Tanto forti che, in un altro momento, non potrebbero restare senza conseguenze o, comunque, dovrebbero avere come conseguenza delle scelte radicali.

Qui di seguito la dichiarazione integrale di Sara Battisti: “Diciamocelo con franchezza: quanto sta avvenendo in queste ore nel nostro Partito è un insulto alla comunità di iscritti, militanti, amministratori, elettori che in questi anni, nonostante le tante difficoltà attraversate, hanno continuato a sostenerlo.
Il Partito Democratico che in tante e tanti abbiamo contribuito a costruire, ha uno statuto e un Codice Etico e basterebbe attenersi alle regole che ci siamo dati anziché farsi confezionare da altri le “liste di proscrizione” su chi può o no essere candidato nelle competizioni elettorali. Ma soprattutto mai e poi mai bisognerebbe consentire la denigrazione della comunità che ognuno di noi a vario titolo rappresenta. Una mela marcia che può esistere – come esiste in tutti i partiti di tutto l’arco costituzionale – non può rendere marcio un intero tessuto di uomini e donne che ogni giorno lavorano onestamente e con spirito di servizio nel territorio.
Quanto accaduto a Bari e Torino richiede giustamente l’attenzione del partito che fa bene ad attivare tutti gli strumenti previsti affinchè chi ha adottato comportamenti che violano le nostre regole, venga estromesso dalla nostra comunità. Ma non posso accettare dichiarazioni di membri di altri partiti o, ancora peggio, di dirigenti del partito stesso, che si arrogano il diritto di attribuire patenti di moralità o di marchiare il PD con il bollino di un partito di gente disonesta.
Care e cari dirigenti del PD:
mia madre e mio padre sono due operai in pensione, mio fratello è un operaio e mia sorella una precaria della scuola. Vengo da una famiglia che si è guadagnata con il sudore quel che ha e forse è stato proprio questo a spingermi ad iscrivermi, più di venticinque anni fa, ad un partito politico di sinistra.
Ho alle spalle una militanza vera fatta di una comunità di tante e tanti che, come me in Provincia di Frosinone, ogni giorno hanno aperto e chiuso i Circoli nella granitica convinzione che dal radicamento territoriale passasse la capacità di un partito di essere il punto di contatto tra le istanze dei cittadini e le istituzioni.
Da lì una generazione si è formata e si è fatta classe dirigente nel partito e alla guida delle nostre comunità. Ai salotti, alle luci della ribalta e alle veline avvelenate, abbiamo sempre preferito la nostra gente, umile, lavoratrice e impegnata a costruire un futuro per i propri figli in un territorio difficile.
Le mie settimane, i miei mesi, i miei anni sono stati esclusivamente questo: contatto umano, un elemento per me irrinunciabile.
Sconvolge il silenzio di molti su questa triste vicenda che non fa altro che indebolire una forza politica che dovrebbe avere il solo obiettivo di costruire l’alternativa a questa destra pericolosa politicamente e culturalmente.
Mi sarei aspettata più attenzione e più coraggio nel difendere la straordinarietà di territori nei quali migliaia e migliaia di donne e uomini per bene migliorano la vita delle proprie comunità. Invece, per una vergognosa e stucchevole guerra interna che già ha fatto tanto male al partito in questi anni, si è assecondata la narrazione di una responsabilità collettiva e di una comunità compromessa e “sporca”. Io a questo “gioco” non ci sto perchè conosco la mia comunità e la difendo con orgoglio! Le prossime ore non le passerò ad assecondare questa discussione sterile ma a costruire consenso intorno al simbolo del Partito Democratico, cosa che evidentemente in queste ore per molti non è una priorità”

Dario Facci

Giornalista, fotoreporter e videomaker. Suoi articoli sui quotidiani: L’Unità, La Repubblica, sui mensili Lo Stato delle Cose, Qui Magazine, Numero Zero, To Be, O. Ha lavorato presso le redazioni di RadioTeleMagia, RTM Televisione, TVN Televisione; ha condotto una trasmissione presso RadioDay. Ha diretto entrambi i quotidiani frusinati Ciociaria Oggi e La Provincia Quotidiano; coordinatore dell’edizione provinciale del quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale; direttore del bimestrale di cucina professionale Accademia del Buongustaio; direttore del mensile Perté, del settimanale Perté Week e del quotidiano online Perté Online. Suoi articoli appaiono su TG24.info, sul quotidiano online TuNews24.it e sul settimanale cartaceo Tu News. È autore dei blog dariofacci.it e lacucinadellazio.com. Sue fotografie sono state pubblicate da giornali italiani ed esteri.